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Demolizione San Siro: “Decisione ora spetta solo al Comune, attenzione a pressioni e speculazione”

“Adesso al centro del campo c’è solo un regista che può decidere l’esito della partita: è il Comune di Milano”. Usa una metafora calcistica Enrico Fedrighini, consigliere comunale milanese, per descrivere a Fanpage.it qual è la situazione sulla possibile demolizione dello stadio Meazza e sul nuovo San Siro, dopo che la Soprintendenza ha dichiarato il vecchio impianto di nessun valore culturale e architettonico. “Adesso le pressioni saranno tante, e c’è anche il rischio che il nuovo stadio sia solo il primo tassello di una complessiva spinta di trasformazione dell’Ovest milanese, con dinamiche di speculazione. Per questo dovremo dotarci di elementi inconfutabili a sostegno della nostra posizione con una seria analisi costi-benefici in termini economici, sociali e ambientali territoriali”.
A cura di Francesco Loiacono
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Gli ultimi progetti del nuovo stadio di San Siro, con il salvataggio di una parte del vecchio Meazza
Gli ultimi progetti del nuovo stadio di San Siro, con il salvataggio di una parte del vecchio Meazza

"Adesso al centro del campo c'è solo un regista che può decidere l'esito della partita: è il Comune di Milano". Enrico Fedrighini, consigliere comunale di maggioranza a Milano per la lista Milano Progressista, usa giustamente una metafora calcistica per descrivere la situazione che si è creata dopo il pronunciamento della Soprintendenza regionale della Lombardia, che ha dichiarato che lo stadio Meazza di San Siro non ha alcuna valenza di tipo culturale e architettonica potrebbe dunque anche essere abbattuto. A Fanpage.it Fedrighini, una voce importante in città per quanto riguarda i temi del verde e dell'ambientalismo, ha spiegato cosa comporta la decisione della soprintendenza, che ha suscitato numerose reazioni e portato anche alla proposta di un referendum sul possibile abbattimento della "Scala del calcio".

Consigliere, il parere della Soprintendenza regionale toglie in un certo senso alibi al Comune, lo lascia con le spalle scoperte. 

Esatto, se avesse posto il vincolo questo avrebbe chiuso il capitolo sulla vicenda, facendo propendere per la soluzione che continuo a reputare la cosa migliore, e cioè ristrutturare lo stadio esistente e riqualificarlo. Sarebbe stato più facile, ora non abbiamo le spalle coperte e la decisione è tutta in carico a noi. Voglio ricordare che, quando non ero ancora consigliere comunale, il nostro Municipio, l'8, fu il primo a organizzare una commissione di municipio invitando in una sede istituzionale pubblica un gruppo di ingegneri e architetti del Politecnico che fecero un'analisi costi-benefici della ristrutturazione. A fronte dei costi presentati da Inter e Milan, dimostrarono conti e dati alla mano la possibilità di fare un intervento di riammodernamento del Meazza senza doverlo demolire.

Eppure lo stesso Politecnico è stato scelto come advisor da Inter e Milan per il progetto del nuovo stadio. 

Il Politecnico ha svolto una consulenza. Non è un parere super partes, non si è espresso su mandato del Comune ma delle due società. Una cosa legittima, ma che pone il giudizio del Politecnico come di parte. Noi però avevamo un docente del Politecnico, che intervenendo a suo rischio e pericolo, senza essere pagato, assieme a suoi colleghi ci ha dimostrato la fattibilità e anche la convenienza di una ristrutturazione del Meazza.

Adesso però la Soprintendenza ha detto che il Meazza non ha alcun valore culturale. Come giudica questa decisione?

Non voglio entrare nei dettagli, ma certo è un paradosso: a poche centinaia di metri dallo stadio noi abbiamo, unico caso in Italia, un intero quartiere, il Qt8, ingabbiato da un vincolo monumentale deciso dall'ex ministro ai Beni Culturali Alberto Bonisoli per fare una guerra insana al nuovo progetto del Giardino dei giusti, che è stato realizzato ed è bellissimo. Adesso i cittadini del quartiere non possono mettere né un cappotto agli edifici, né mettere un pannello fotovoltaico, e non possono usufruire degli incentivi del governo per la lotta ai cambiamenti climatici. Quindi da un lato c'è un quartiere totalmente imbalsamato, e lì vicino uno stadio dove curiosamente non viene rilevato alcun valore nonostante la storia che ha. Attenzione: i pareri di vincolo e di tutela culturale non derivano semplicemente dalla data di costruzione e ampliamenti: sennò basterebbe un notaio o ragioniere per stabilirli. Quello che si chiede è di tenere conto di ciò che significa un luogo a livello della memoria collettiva, a livello culturale e sociale. E in questo aspetto io colgo un vuoto nel parere della Soprintendenza, che mi sembra puramente burocratico.

Adesso il Comune ha di fronte due problemi: da un lato se abbattere o no il Meazza, dall'altro, se dovesse procedere col progetto di Inter e Milan, si troverebbe con la richiesta di volumetrie superiori a quelle indicate nel Pgt (Piano di governo del territorio): 0,63 mq/mq contro 0,35 mq/mq. Il Comune rischia di rinnegare se stesso e le sue politiche ambientaliste se accettasse il progetto delle squadre. 

Il Pgt è chiarissimo: l'indice volumetrico è quello. Il Pgt è nato dopo la legge sugli stadi, ha tenuto già conto che in quell'ambito c'era uno stadio. In questa situazione appare in modo più brutale e diretto la biforcazione tra le uniche due alternative: demolizione e ricostruzione o, come spero, il mantenimento e la ristrutturazione dell'esistente. La delibera di Palazzo Marino dell'ottobre dello scorso anno (un ordine del giorno che diede l'ok al progetto, ma con 16 condizioni indicate dal Consiglio comunale) teneva conto del parere della Soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Milano, Antonella Ranaldi, che chiedeva di salvaguardare lo stadio (in particolare il secondo anello, ndr). Questo influenzò molto la proposta deliberata allora di mantenere il più possibile una parte del Meazza. Nelle ultime proposte delle due squadre una parte importante di sovraccarico di volumetrie è anche legato a questo intervento che le società proponevano per il Meazza. Adesso però la decisione della Soprintendenza regionale ha superato quella cittadina: bisogna non dico fare tabula rasa, ma questo parere, ammesso che non ci siano altri pareri difformi da parte del Ministero, sottolinea la necessità di un'analisi costi-benefici dell'ipotesi di ristrutturazione rispetto all'abbattimento. Quanto costa la proposta presentata dalla società lo sappiamo, quanto conviene al Comune lo possiamo sapere dal momento in cui quell'iniziativa che avevamo iniziato come Municipio 8 diventa oggetto di un dibattito pubblico.

Ma il Comune può decidere solo sulla base di un'analisi costi-benefici? Non ci sono cose, come la tutela del verde, che esulano da quest'analisi?

Una cosa non esclude l'altra. Quando parlo di analisi costi-benefici, parlo di costi-benefici in termini economici, sociali e ambientali territoriali. La scelta va fatta su questi elementi. Il Comune ha il dovere di guardare "alto" e avere una visione strategica sul futuro della città alla quale ricondurre poi ogni minima scelta. Assieme a questa visione c'è poi un elemento molto concreto fatto di cifre. Allora, voglio vedere chiaro se tutti quei soldi sono giustificati o no: se mi si dimostrasse, al di là dell'affetto che io ho per il Meazza, che il carico di costi e quello ambientale complessivo della ristrutturazione sarebbero superiori a quelli di uno stadio nuovo, lo accetterei. Però questo deve essere dimostrato e ad oggi non è stato dimostrato.

Il nuovo stadio rischia di diventare solo una parte di un progetto più ampio?

Tutto l'Ovest milanese è un'area strategica: non c'è solo il problema dello stadio, lì dopo l'arrivo della metropolitana sono arrivati i progetti del nuovo stadio, è arrivata Hines che ha acquistato da Snaitech l'Ippodromo, è arrivata la stessa Snaitech che pochi mesi fa ha presentato un ricorso al Consiglio di Stato contro il vincolo monumentale che c'è dal 2004 sull'ippodromo e le scuderie. Il progetto stadio ha mandato in fibrillazione il settore e risvegliato interessi: rischia di essere il primo tassello di una complessiva spinta di trasformazione.

C'è l'ombra della speculazione?

Beh sì, la dinamica è quella lì, da Expo in avanti c'è stata una maggiore attenzione su questo versante, ma devo dire anche in modo molto positivo, come ad esempio dimostra il progetto Mind. Però sono dinamiche che vanno assolutamente governate dal Comune uscendo dalla logica della trasformazione per parti. Va mantenuto quanto è stato deciso dal Pgt con un'attenzione particolare al verde e al bisogno di un collegamento diretto con i parchi di cintura: Bosco in città, Parco di Trenno e Parco delle Cave. Il Comune si trova in una situazione importante, lo dico in positivo: certo che non bisogna avere fretta.

In effetti queste voci e notizie arrivano in un momento in cui la città, alle prese con l'emergenza coronavirus, pensa decisamente ad altro. C'è secondo lei un tentativo di forzare i tempi?

Io capisco tutto, anche la preoccupazione che possano esserci scelte diverse, come successo a Segrate (dove è stata sospesa la costruzione del mega centro commerciale Westfield, ndr). Però qui si tratta di un'opera pubblica e di un ridisegno che rimarrà negli anni a venire. Per questo è fondamentale questo ruolo di regia senza soggetti terzi che adesso l'amministrazione comunale avrà. Anche un solo centimetro cubo in più al progetto risulterebbe una modifica e dovrà passare dal Consiglio comunale. Si scateneranno, ed è già accaduto, pressioni e minacce, come quella delle squadre di andare altrove, a cui non credo. Le pressioni comunque saranno forti, per questo dovremo dotarci di elementi inconfutabili a sostegno della nostra posizione.

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