Tangenti in Lombardia, indagini su consulenze a Lara Comi. Lei nega: “Nulla da spartire”
"L'unica mia società di comunicazione é la Premium Consulting e tale società non ha nulla a che spartire con le consulenze sotto inchiesta e non ve ne è nessun’altra a me riconducibile”. Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia e vicepresidente del Gruppo Ppe, il cui nome appare nelle carte della maxi-inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano su tangenti, appalti irregolari e finanziamenti illeciti, si dichiara estranea a qualsiasi coinvolgimento e spiega che nessuna società a lei legata ha mai ricevuto fondi per consulenze sospette. “Nel bel mezzo della mia campagna elettorale per le prossime elezioni europee leggo con stupore che un dispaccio di agenzia pubblica col condizionale la notizia del presunto coinvolgimento nella nota inchiesta in corso di una "società riconducibile a Lara Comi" e di una "società di Lara Comi" asserita destinataria di consulenze oggetto di indagine", prosegue l'espondente azzurra, ricandidata al secondo posto nella lista di Forza Italia per le prossime europee. Comi ha assicurato che la sua società, Premium Consulting, è "regolarmente denunciata all’interno della Dichiarazione di interessi finanziari dei deputati lettera D), a norma del Regolamento del Parlamento europeo e consultabile pubblicamente sulla pagina web del Parlamento europeo all’interno della voce "dichiarazioni" presente sulla mia scheda di deputato". L'indagine della procura di Milano ha portato finora a 43 arresti tra politici e imprenditori, tra cui gli esponenti di primo piano di Forza Italia: Fabio Altitonante, che si è dimesso ieri da sottosegretario regionale, e Pietro Tatarella, che ha lasciato il suo incarico nel consiglio comunale di Milano.
I dubbi dei magistrati su consulenze per 38 mila euro
I dubbi riguardano le presunte consulenze sospette per 38 mila euro ottenuti da una presunta, società "riconducibile a Lara Comi" attraverso l'ex coordinatore provinciale varesino di Forza Italia, Gioacchino Caianello, considerato dagli inquirenti un elemento chiave nelle rete di favori, consulenze e incarichi ottenuti in maniera opaca. Lo stesso Caianiello sarebbe stato protagonista di un tentativo di corruzione ai danni del presidente della Lombardia, Attilio Fontana, poi a sua volta indagato per abuso d'ufficio. Il nome di Lara Comi è venuto a galla nella richiesta di misura cautelare avanzata dai pm Silvia Bonardi, Adriano Scudieri, Luigi Furno e dall'aggiunto Alessandra Dolci, a proposito del ruolo di Caianiello. Al momento sono in corso verifiche bancarie.
Le intercettazioni in cui compare l'eurodeputata Lara Comi
Tra le intercettazioni al vaglio degli inquirenti compare una conversazione telefonica in cui Caianiello e Giuseppe Zingale, direttore generale di Afol (Agenzia metropolitana per la formazione, l'orientamento e il lavoro), in sui si parla di presunti contratti di consulenza "da parte dell’Afol di Zingale per un totale di 38 mila euro (come preliminare conferimento di un più ampio incarico che può arrivare alla totale cifra di 80 mila euro)" in favore di una società "riconducibile a Lara Comi". Il colloquio, i cui contenuti sono stati resi noti dal Corriere della Sera, risale al 29 settembre 2018. "Questa (riferimento a Lara Comi, ndr) fino a oggi quanto ha preso?", chiedeva Caianiello. Zingale: "38", di cui "17 li ha presi, liquidi sempre! Già incassati!". Caianiello: "Da quando abbiamo iniziato? Basta! E quindi può arrivare a un monte di 80!". Zingale replica: "Sì, però ti voglio dire una roba, se non c’è disponibilità, non becca un cavolo! Se non vediamo, non vedrà più nemmeno lei!".