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Attilio Fontana: il governatore che ha subito un tentativo di corruzione e non se n’è accorto

Nella bufera giudiziaria in atto in Lombardia, il governatore della Lombardia Attilio Fontana è parte offesa per quanto riguarda un presunto tentativo di istigazione alla corruzione nei suoi confronti, ma risulta indagato per abuso d’ufficio per un incarico assegnato a un suo socio di studio legale. Un Presidente di Regione che non si accorge di subire un tentativo di corruzione è assolutamente inadatto a ricoprire l’incarico che si trova a svolgere. Fontana, comunque vada a finire l’eventuale processo, ha dimostrato di essere un inetto.
A cura di Giulio Cavalli
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Piovono indagini e arresti sulla Regione Lombardia. Stupisce? Ma no, ormai ci abbiamo fatto il callo. Solo che questa volta, in una vicenda in cui la Procura parla di "sistema feudale e spettacolo disarmante" viene fuori la nuova figura del Presidente di Regione che, a suo dire, avrebbe subito un tentativo di istigazione alla corruzione "a sua insaputa" (e che ha respinto, secondo quanto riferiscono i pubblici ministeri). L'insaputismo, del resto, è da anni uno dei problemi che affligge il Paese: gente con case a sua insaputa, con conti correnti svuotati a sua insaputa, con amici mafiosi a sua insaputa, con curriculum taroccati a sua insaputa, con contratti di consulenza a sua insaputa e ora abbiamo anche il governatore che non sapeva, non vedeva, non se ne accorgeva. Fantastico.

Ora Attilio Fontana è indagato

E invece ora Attilio Fontana è indagato, bontà sua, per abuso d'ufficio, nonostante risulti parte offesa per quanto riguarda il presunto tentativo di corruzione (che ha respinto). Dice il Procuratore capo di Milano Francesco Greco: "Non lo abbiamo interrogato prima perché aspettavamo che venissero eseguire le misure cautelari" e forse già oggi potrà essere sentito. Ma c'è un lato politico, in tutta questa vicenda, che non può non essere sottolineato e che rende inequivocabilmente Attilio Fontana inadatto a guidare la Lombardia. Partiamo dall'inizio. Dopo la caduta del cosiddetto "sistema Formigoni" la Lega si è proposta fin da subito come forza moralizzatrice dopo i numerosi scandali che hanno portato alle dimissioni del faraone Formigoni e se è vero che con Maroni (al di là dei comici referendum senza nessun valore e l'indipendenza senza nessun valore che veniva sventolata a ogni piè sospinto) il sistema sembra avere retto (nonostante anche lui sia sotto processo e con una condanna di primo grado alle spalle) le indagini di questi giorni indicano che i faccendieri (e i mafiosi) si sentivano perfettamente liberi di sfruttare a proprio uso e consumo l'istituzione pubblica per compiere i propri affari.

Un politico corrotto crea più danni di un'intimidazione

Da tempo mi capita di scrivere che è inutile qualsiasi fiaccolata antimafia se prima non ci rendiamo conto che un politico corrotto e un funzionario a braccetto creano più danni di un'intimidazione o qualsiasi altra cosa della mafia come la immaginiamo con la coppola e la lupara. E che la Lombardia sia regione regina della corruzione lo indica la storia recente di questi ultimi vent'anni, proprio per questo servirebbe una guida che abbia tutti gli anticorpi (e tutta la volontà politica) per combattere, difendere e soprattutto difendersi da quel grumo di interessi personali che pascolano impunemente per gli uffici (o sui banchi della maggioranza) considerando l'istituzione solo come un mezzo per ottenere utilità personali. Un presidente di Regione che non si accorge di subire un tentativo di corruzione è assolutamente inadatto a ricoprire l'incarico che si trova a svolgere. Essere classe dirigente significa amministrare ma anche essere argine contro qualsiasi tentativo di reato. E qui Fontana, comunque vada a finire l'eventuale processo e comunque ne esca, ha dimostrato di essere un inetto. Questo è un fatto. Senza bisogno del giudizio della magistratura.

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