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Milano, la ragazza che ha partorito al bosco della droga: “Guarirò dall’eroina grazie a mio figlio”

La ragazza di 28 anni tossicodipendente che domenica notte ha partorito in una cascina all’interno del bosco della droga di Rogoredo, alla periferia di Milano, ha riconosciuto all’anagrafe il figlio, esprimendo il desiderio di tenerlo con sé e di poter essere curata assieme a lui in una comunità di recupero: “È la mia unica speranza”, ha detto la giovane. La procura presso il tribunale dei minori si è però attivata per chiedere l’adottabilità per il neonato.
A cura di Francesco Loiacono
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La ragazza di 28 anni che domenica notte ha partorito al boschetto della droga di Rogoredo, a Milano, ha riconosciuto suo figlio all'Ufficio anagrafe del Comune. Lo ha riferito il "Corriere della sera" precisando che la giovane, una 28enne ucraina da appena quattro mesi in Italia, ha chiesto di poter tenere con sé il figlio e di essere mandata assieme a lui in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Quel bimbo nato in un'area che da decenni ospita disperati e sbandati alla periferia di Milano è, come da lei detto, l'unica speranza per la 28enne di riuscire a guarire dalla tossicodipendenza da eroina. Una dipendenza che la madre ha trasmesso anche al figlio, ancora ricoverato alla clinica Mangiagalli a causa dell'astinenza dallo stupefacente, assimilato durante la gravidanza. La ragazza avrebbe anche un altro figlio, rimasto in Ucraina assieme alla nonna, mentre il padre del neonato è ignoto, come riferito all'Anagrafe dalla 28enne.

Chiesta l'adottabilità per il figlio della 28enne

Diverse le comunità che si sono fatte avanti per ospitare la donna e il figlio, tra cui anche San Patrignano. Ma la procura del tribunale per i minori, nell'interesse del neonato, ha presentato una richiesta per avviare le pratiche per l'adottabilità. Probabile dunque che quel neonato che la madre adesso culla con lo sguardo dai corridoi della Mangiagalli verrà tolto alla donna. Un ulteriore dramma all'interno di una vicenda di disperazione che non è limitata solo alla 28enne, ma riguarda tutto quel "sottobosco" di umanità che, espulso dal centro della città, orbita attorno al boschetto di Rogoredo: un'area in cui giovanissime tossicodipendenti si prostituiscono per pochi soldi, quelli necessari a comprare una dose, dove persone simili a zombie vagano per trovare un posto dove bucarsi e dove, purtroppo, c'è chi muore di overdose in mezzo alla strada. La 28enne ucraina non era, a quanto pare, l'unica ragazza incinta che frequenta il boschetto: la speranza ora è che la sua vicenda possa servire a far proseguire, senza i proclami fatti finora ma con maggiore efficienza, la difficile opera di riqualificazione della zona e soprattutto di assistenza a chi la frequenta.

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