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Giuseppe Sala risponde a Salvini: “Italiani sono suoi figli? Non lo vorrei neanche come zio”

“Matteo Salvini? Non lo vorrei neanche come zio”. È la battuta con cui il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha replicato alle parole del vicepremier Matteo Salvini, che parlando della procedura di infrazione della Commissione Europea nei confronti dell’Italia per il debito ha detto che “se mio figlio ha fame e mi chiede di dargli da mangiare, viene prima mio figlio” e “i miei figli sono 60 milioni di italiani”. Negli ultimi mesi i botta e risposta tra il primo cittadino milanese e il leader della Lega sono andati in crescendo: sullo sfondo la corsa per le comunali del 2021.
A cura di Simone Gorla
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"Matteo Salvini? Non lo vorrei neanche come zio". Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, replica con ironia alle parole del vicepremier Matteo Salvini, che parlando della procedura di infrazione chiesta dalla Commissione Europea nei confronti dell'Italia per il debito ha detto che "se mio figlio ha fame e mi chiede di dargli da mangiare, viene prima mio figlio" e "i miei figli sono 60 milioni di italiani".

Matteo Salvini: Ho 60 milioni di figli

"Se mio figlio ha fame e mi chiede di dargli da mangiare e Bruxelles mi dice ‘No Matteo, le regole europee ti impongono di non dare da mangiare a tuo figlio', secondo voi io rispetto le regole di Bruxelles o gli do da mangiare? Secondo me viene prima mio figlio", ha dichiarato Matteo Salvini, "i miei figli sono 60 milioni di italiani. Se una medicina dopo 15 anni si rivela sbagliata ho diritto a prendere un'altra medicina”.

Sei mesi di botta e risposta tra Salvini e Sala

Non è la prima volta che il primo cittadino di Milano e il leader della Lega si "beccano". Negli ultimi mesi, i botta e risposta tra Sala e Salvini sono andati aumentando e sullo sfondo ci sono le elezioni comunali del 2021, con la Lega che punta a strappare il capoluogo lombardo al centrosinistra.  A gennaio Salvini ha gettato il sasso con una polemica sul rincaro dei biglietti dei mezzi pubblici a Milano. "Se un milanese è contento dell'aumento del biglietto me lo dica. Io non ne ho ancora trovato uno", la provocazione del vicepremier. "Ma prima o poi comincerà a fare quello per cui è pagato e cioè il ministro dell'Interno?", la replica del sindaco. "Salvini è l'uomo del momento, ma non è il nuovo padrone dell'Italia", ha contrattaccato Sala a febbraio in un'intervista radiofonica. La sfida è diventata ancora più diretta poche settimane più tardi quando, parlando delle mire leghiste su Palazzo Marino, Sala ha riconosciuto che "Salvini fa bene a mettere gli occhi su Milano. È tanta roba, ha immagine positiva", ma poi ha aggiunto: "Non gli lascio la poltrona". Poi è stata la volta dell'attacco sul decreto antidegrado del governo, definito da Sala "inutile e antilesionista".  Le elezioni europee hanno visto la Lega trionfare in tutto il Paese, ma non a Milano, dove il primo partito è stato il Pd. Un risultato che Sala ha attribuito anche al suo "buon governo", ma che non ha certo demoralizzato il Carroccio che ha lanciato "un'operazione verità sull'amministrazione Sala".

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