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Lombardia, 43 arresti tra politici e imprenditori

Corruzione in Lombardia: i ritardi sull’agenzia Orac nonostante gli annunci di Fontana

Nel luglio del 2018 il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, annunciava l’istituzione del nuovo organo anticorruzione regionale Orac. Tra ritardi e rinvii l’organismo non è ancora operativo, frenato dai dissidi sulla scelta dei componenti. Intanto un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano ha portato all’arresto di 43 persone, tra cui il sottosegretario Fabio Altitonante, mentre lo stesso governatore è indagato per abuso d’ufficio.
A cura di Simone Gorla
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"Dopo le vacanze estive proporremo l'istituzione di un nuovo organismo anticorruzione composto da persone capaci che lavoreranno a tempo pieno. Non avrà poteri ispettivi, ma individuerà le anomalie". L'annuncio risale alla scorsa estate. Il presidente della Lombardia Attilio Fontana, a pochi mesi dal suo insediamento, prometteva di creare in tempi brevissimi un nuovo organismo per la lotta alla corruzione, in grado di prevenire gli scandali che avevano di fatto segnato tutte le ultime legislature al Pirellone. Era il 18 luglio e Fontana parlava in occasione della presentazione di un rapporto sulla presenza mafiosa in Lombardia. Ma di Orac (Organismo regionale per le attività di controllo) non vi è ancora traccia. E proprio quelle anomalie che avrebbe dovuto individuare sembrano essere sfuggite a tutti. Almeno fino all'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano che ha portato che ha portato ieri all'arresto di 43 persone, tra politici , imprenditori e amministratori, in Lombardia e Piemonte. Tra le accuse ipotizzate dai magistrati ci sono l'associazione per delinquere (aggravata in un caso dall'aver favorito un'associazione di tipo mafioso), corruzione e turbata libertà degli incanti, finalizzati alla spartizione e all'aggiudicazione di appalti pubblici. In tutto sono 95 le persone indagate. Agli arresti domiciliari è finito il sottosegretario Fabio Altitonante (Forza Italia), a cui Fontana aveva affidato la delicata delega alla Rigenerazione e sviluppo area Expo, poi sospesa in attesa che venga fatta chiarezza. Lo stesso governatore leghista è stato toccato dall'indagine. Prima come "parte offesa" – avrebbe subito pressioni da parte di uno degli indagati, l'esponente varesino di Forza Italia Gioacchino Caianiello, per un incarico a lui gradito nel settore educazione della Regione, in cambio di consulenza per Luca Marsico, e socio di studio di Fontana – e ora anche come indagato. Il reato che i magistrati milanesi gli contestano è l'abuso d'ufficio, in relazione a proposta alla giunta regionale di nomina proprio di Marsico tra i membri esterni di un nucleo di valutazione degli investimenti pubblici.

La difesa di Attilio Fontana

Il governatore lombardo ha ribadito ieri il suo impegno contro la corruzione. A poche ore dagli arresti, e prima che si sapesse che lui stesso è indagato per abuso d'ufficio, riferendo al Consiglio regionale Fontana ha ricordato che "sin dal mio insediamento ho sempre sottolineato come la trasparenza e la legalità siano punti cardine dell'attività della mia giunta". "Ho voluto confrontarmi costantemente con le autorità anticorruzione e con la magistratura per individuare la strada migliore per affrontare e risolvere alcune questioni centrali per i lombardi", ha aggiunto, "per eliminare quelle zone d'ombra e grigie prodotte dalle complicazioni, dove più facilmente si possono inserire comportamenti corruttivi". Una volontà confermata anche dalla delibera con cui lo scorso 4 febbraio la giunta ha approvato il piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza. Con la rassicurazione: "Non appena avremo l'indicazione dei rappresentanti delle minoranze consiliari, Orac sarà costituito".

Silenzi e ritardi sulle nomine Orac

L'attesa per la costituzione di Orac si protrae ormai da mesi. Lo scorso 28 settembre il Consiglio regionale ha approvato la legge che istituisce il nuovo organo anticorruzione, pensato per sostituire la precedente agenzia Arac (Agenzia regionale anti corruzione) creata da Roberto Maroni, giudicata poco efficace. Il nuovo ente è incaricato delle attività di controllo "al fine di verificare il corretto funzionamento delle strutture organizzative della Giunta regionale e degli enti del sistema regionale" e "di vigilare sulla trasparenza e regolarità degli appalti e sulla fase esecutiva dei contratti stipulati" ma anche "di valutare l’efficacia del sistema dei controlli interni della Giunta regionale". L'organismo è composto da nove membri, compreso il presidente, esterni all’amministrazione regionale, nominati dal Consiglio. Due dei componenti sono espressione delle minoranze. Ed è proprio sulla scelta dei membri indipendenti scelti dalle opposizioni che l'iter per la nascita di Orac si è impantanato. Il Movimento 5 Stelle spinge per la candidatura della commercialista bergamasca Giovanna Ceribelli, diventata un simbolo della trasparenza dopo aver fatto scoppiare nel 2016 l'inchiesta Smile (che portò all’arresto del leghista Fabio Rizzi) e già componente di Arac. Al momento della pubblicazione del bando, Ceribelli ha però scoperto di non avere i requisiti per entrare nel nuovo organismo. La sussistenza di cariche in altri enti regionali, quale è Arac, è infatti motivo di incompatibilità. Da qui la brusca frenata sulle nomine Orac e un silenzio durato mesi. A marzo Fontana è tornato sul tema spiegando che “il bando riaprirà fra pochi giorni e per un periodo di tempo molto limitato”. Un espediente che avrebbe dovuto permettere di recuperare la candidatura di Ceribelli in extremis. Il bando però non è mai stato riaperto, e lo scontro politico sulle nomine è proseguito con uno stallo sfociato ieri in uno scambio di accuse in aula.

La rete di tangenti che tocca la Regione

Mentre il dibattito politico si congelava nell'incapacità di scelta dei candidati, in Lombardia proliferava, stando alle carte dei magistrati, una rete di mazzette, favori e interessi che è arrivata a toccare anche l'esecutivo regionale, nella figura del sottosegretario Altitonante,  e con il coinvolgimento dello stesso presidente Fontana. Gli interessi degli indagati toccavano l'ex area Expo (per il giudice "un’ombra quanto mai allarmante" sull'operato di Altitonante nella gestione delle aree) e non solo. Dalle 700 pagine dell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari Raffaella Mascarino emerge come centrale la figura dell'imprenditore Daniele D'Alfonso che, attraverso la presunta mediazione del consigliere comunale forzista Pietro Tatarella, puntava a entrare in contatto con "imprenditori pubblici e privati operanti all’interno della regione Lombardia". Del sistema di interessi facevano parte, scrive ancora il gip "uomini chiave operanti all’interno di colossi dell’imprenditoria pubblica o privata" ma anche di "importanti enti pubblici territoriali come il Comune di Milano e Regione Lombardia" che "si sono messi al soldo di interessi privati strumentalizzando e deviando le funzioni pubbliche di cui sono investiti". Un quadro fosco che rende ancora più urgente l'applicazione di quelle "misure di prevenzione della corruzione sempre più stringenti" che ieri Attilio Fontana è tornato a rivendicare.

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