Tangenti in Lombardia: il presunto “burattinaio” Nino Caianiello deve restare in carcere
Deve rimanere in carcere Gioacchino Caianiello, l'ex coordinatore varesino di Forza Italia considerato il "burattinaio" del sistema di tangenti e appalti truccati emerso con l'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano che il 7 maggio ha portato all'arresto 43 persone tra imprenditori e politici. Il tribunale del Riesame di Milano ha respinto l'istanza di revoca della misura cautelare presentata dalla difesa di Caianiello e ha dato parere negativo anche sulla questione di competenza territoriale dell'indagine posta dal legali dell'azzurro, che sostenevano che l'inchiesta dovesse essere trasferita ai magistrati di Busto Arsizio (Varese).
È accusato di associazione per delinquere, corruzione e finanziamento illecito
Caianiello è accusato di associazione per delinquere, corruzione e finanziamento illecito. Negli interrogatori ha negato di aver mai ricevuto soldi in modo illegale e ha spiegato che il denaro raccolto nella sua attività "lo ha messo in Agorà, un'associazione culturale legata a Forza Italia e nel partito". L'ex uomo forte del partito in provincia di Varese ha inoltre negato di essere la mente dietro il giro di corruzione e favori . Il suo ruolo di punto di riferimento locale per Forza Italia è stato confermato dal presidente della Lombardia, Attilio Fontana, interrogato dai magistrati perché a sua volta indagato per abuso d'ufficio in uno dei filoni dell'indagine. "Caianello è il coordinatore ‘di fatto' di Forza Italia a Varese e la stessa coordinatrice Lara Comi se avevo qualche problema mi diceva sempre di rivolgermi a lui", ha spiegato il governatore, che è anche parte lesa di un presunto tentativo di corruzione da parte dello stesso Caianiello. Il rapporto tra Caianiello e l'eurodeputata Lara Comi, indagata per finanziamento illecito, è al centro di un altro filone dell'indagine.