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Lombardia, 43 arresti tra politici e imprenditori

Tangenti in Lombardia, contestati a Lara Comi 70 mila euro: sospetti su altri fondi illeciti

Si allarga l’inchiesta della Procura di Milano sui fondi illeciti a politici in Lombardia. I magistrati milanesi contestano all’eurodeputata Lara Comi una somma di circa 70 mila euro ricevuti in due tranche dalla sua società di consulenza. L’avvocato dell’esponente di Forza Italia, Gian Piero Biancolella, ribadisce: Non sono finanziamenti illegittimi.
A cura di Simone Gorla
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L'eurodeputata di Forza Italia Lara Comi
L'eurodeputata di Forza Italia Lara Comi
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Finanziamenti illeciti per 70 mila euro in totale, ricevuti in due tranche attraverso la sua società si consulenza. È quanto la procura di Milano contesta all'eurodeputata di Forza Italia Lara Comi, indagata per finanziamento illecito in uno dei filoni della maxi inchiesta della Direzione distrettuale antimafia che ha portato all'arresto di 43 persone tra politici e imprenditori in Lombardia. Nell'ipotesi degli inquirenti, Lara Comi avrebbe ricevuto 31mila da Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia a sua volta indagato, e 38 mila euro incassati dall'ente Afol Città metropolitana con l'intermediazione dell'ex coordinatore varesino di Forza Italia Gioacchino Caianiello, giudicato la figura centrale del presunto sistema di mazzette, appalti pilotati e finanziamenti illeciti. In entrambi i casi il veicolo utilizzato per ricevere i fondi senza attirare l'attenzione sarebbe la società di consulenza Premium Consulting, destinataria dei pagamenti di consulenze fittizie. Le indagini si starebbero allargando con ulteriori con accertamenti. I magistrati sospettano che la parlamentare europea possa aver ottenuto nello stesso modo altri fondi. Secondo quanto riportato dall'Ansa, sarebbe al vaglio anche un versamento di 40mila euro da un altro imprenditore.

Lara Comi ribadisce: Non sono finanziamenti illeciti

"Non sono finanziamenti occulti, ma compensi per prestazioni professionali svolte da soggetto che ha le competenze", è tornata a ribadire l'eurodeputata Lara Comi, in una nota affidata al suo avvocato Gian Piero Biancolella. "Posso con decisione contestare che sussista l'illecito ipotizzato – aveva affermato il legale a poche ore dall'iscrizione della deputata nel registro degli indagati – Non vi era motivo alcuno che impedisse che un finanziamento del tutto lecito potesse essere effettuato secondo le modalità previste dalla legge. Non vi era quindi motivo – prosegue la nota – per simulare un contributo elettorale con una prestazione di servizi

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