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Strage al tribunale, la madre dell’avvocato ucciso: “Basta al porto d’armi facile”

La madre di Lorenzo Claris Appiani, una delle tre vittime del killer del tribunale di Milano Claudio Giardiello, ha lanciato un appello per dire “basta a queste armi nelle case e in giro con questa estrema facilità”. E intanto si scopre che il killer era stato condannato per molestie ma aveva ancora regolarmente la sua pistola.
A cura di Francesco Loiacono
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La madre dell'avvocato Lorenzo Claris Appiani, una delle vittime del killer del tribunale di Milano, ha lanciato su Repubblica un appello per rivedere le norme per concedere il porto d'armi: "Questa tragedia deve servire a qualche cosa, può servire a dire basta a queste armi nelle case e in giro con questa estrema facilità", ha detto Alberta Brambilla Pisoni, anche lei legale. Il porto d'armi non ritirato a Claudio Giardiello, l'uomo che lo scorso giovedì con la sua Beretta ha ucciso tre persone e ne ha ferite due nel tribunale di Milano, è uno dei punti sui quali indaga la procura di Brescia, a cui spetta l'inchiesta principale sulla strage. Giardiello nel 2013 era stato condannato per molestie verso una donna, con la quale aveva avuto in passato una relazione. Nonostante questa condanna, per cui in via teorica il porto d'armi di Giardiello avrebbe dovuto essere sospeso, il killer ha potuto continuare a possedere la sua arma, con la quale, come è emerso, si era allenato sempre più spesso al poligono di tiro negli ultimi tempi.

Giardiello condannato per molestie

Giardiello era stato condannato a quattro mesi per molestie telefoniche avvenute tra il 2008 e il 2009. La pena era però stata sospesa in via condizionale in quanto la sentenza del giudice Lucio Nardi si concludeva con una "prognosi favorevole di futura astensione dal crimine" per Giardiello. Una frase adesso quanto mai beffarda e amara. Lunedì mattina per Giardiello è iniziato nel carcere di Monza, dove è detenuto, l'interrogatorio di garanzia, sospeso sabato dopo che il killer del tribunale aveva accusato un malore, il secondo in pochi giorni. Una circostanza sospetta, che potrebbe anche essere una strategia dell'uomo per farsi riconoscere un'infermità mentale. Il giudice per le indagini preliminari, Patrizia Gallucci, aveva comunque convalidato l'arresto e disposto per Giardiello – ma secondo Repubblica il documento non è ancora agli atti – una perizia psichiatrica.

Intanto, sempre lunedì mattina, la questione sicurezza all'interno del Palazzo di giustizia – dove la vigilanza è stata rafforzata e venerdì si erano registrate lunghe code agli ingressi – sarà al centro di un'assemblea organizzata dai dipendenti insieme ai sindacati. Domenica due associazioni che raggruppano società di vigilanza, Assvigilanza e Anivp, hanno denunciato con una pagina pubblicitaria sul Corriere che "alcuni dei servizi interni alla struttura sono stati affidati, malgrado la nostra opposizione, a personale con caratteristiche assimilabili a quelle dei portieri, senza alcun requisito riconducibile a un'attività di sicurezza".

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