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Strage di Milano, da quattro anni il killer si esercitava al Poligono

In carcere Claudio Giardiello, l’uomo che lo scorso 9 aprile fece fuoco in aula del Tribunale di Milano, uccidendo tre persone e ferendone altre due. L’ex imprenditore, colto da malore due volte in coincidenza di due diversi interrogatori, come appurato dalle prime indagini, era un tiratore quasi professionista, con una esperienza al Poligono di quattro anni.
A cura di Angela Marino
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È stato convalidato l'arresto di Claudio Giardiello, l'imprenditore autore della strage dello scorso 9 aprile nel Tribunale di Milano. Il provvedimento è scattato nonostante Giardiello, recluso nel carcere di Monza, non abbia portato a termine nessuno dei due interrogatori cui è stato sottoposto, entrambi interrotti da un improvviso malore. Fu così giovedì quando, a poche ore dalla sparatoria in cui hanno perso la vita il giudice Ciampi, l'ex socio in affari Giorgio Erba e l’avvocato Lorenzo Claris Appiani, appena tratto in arresto, l'uomo si tocco il petto manifestando un malore, presumibilmente di natura cardiaca, che lo tenne in ospedale per diverse ore, fin quando non venne riaccompagnato in caserma a Monza.

Stesso copione quello andato in scena nella mattina di ieri, quando il legale dell'imprenditore accusato di omicidio plurimo, l'avvocato Nadia Savoca ha annunciato che il suo assistito era stato colto nuovamente da malore facendo riferimento allo stato confusionale in cui si troverebbe l'uomo. Segni di uno stato mentale alterato che potrebbero portare il pm Franca Macchia a chiedere una perizia psichiatrica. Per ora l'ipotesi degli inquirenti resta quella che Giardiello fosse consapevole delle sue azione, mentre si valuta l'ipotesi che gli stessi fossero anzi, premeditati da molto tempo. A favore di questa ipotesi, potrebbe essere un particolare scoperto dagli inquirenti che nelle ultime ore hanno scandagliato tutti gli aspetti della vita dell'imprenditore imputato per bancarotta che ha ucciso per "vendicarsi" di coloro che lo avevano "rovinato". Si tratta dell'abitudine, consolidata ormai, di esercitarsi al tiro al poligono. Una evidenza che da sola non dimostra alcun intento omicida, ma che tuttavia appare significativa nel contesto della ricostruzione delineata dagli investigatori.

L'ex avvocato: "Si sentiva al centro di un complotto"

Secondo quanto riferisce Marco Eller Vainicher, legale che ha curato gli interessi di  Giardiello tra 2009 e il 2012, quando l'imprenditore fece causa al nipote Davide Limongelli e ad altri soci in affari, l'uomo soffriva di "crisi depressive" che lo facevano sentire al cento di un complotto i cui autori l'imprenditore inquadrava, tra gli altri, in suo nipote (una delle persone rimaste ferite nella sparatoria), l'ex socio Giorgio Erba, una delle tre vittime e il giudice Fernando Ciampi anch'egli vittima della strage. A vario titolo, ognuno di loro era colpevole, secondo l'imprenditore, di averlo defraudato del proprio futuro. In quel periodo gli investigatori collocano l'insorgere del desiderio di vendetta e proprio in quel periodo l'uomo comincio ad allenarsi al Poligono. Elementi che non costituisco prova ma certo completano un quadro accusatorio che per ora, come unica evidenza certa, vede Giardiello entrare armato di una  Beretta 98, dall'ingresso riservato al personale, all'interno del Tribunale di Milano. Mercoledì probabilmente si celebreranno i funerali di Stato per il giudice Ciampi,  Giorgio Erba l’avvocato Lorenzo Claris Appiani.

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