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Strage al tribunale a Milano, il giorno dopo tutti in coda per i controlli: quanto durerà?

Il giorno dopo la strage al tribunale di Milano, centinaia di persone hanno atteso in coda di varcare gli ingressi del Palazzo di Giustizia: i controlli di sicurezza sono stati infatti intensificati. Resta da vedere adesso per quanto tempo la situazione rimarrà tale.
A cura di Francesco Loiacono
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Centinaia di persone in coda davanti agli ingressi del tribunale di Milano. È quanto è accaduto nella giornata di venerdì, all'indomani della strage nella quale Claudio Giardiello, imprenditore 57enne imputato per bancarotta fraudolenta, ha ucciso tre persone e ne ha ferite due, di cui una grave, utilizzando una pistola introdotta all'interno di Palazzo di Giustizia. Il motivo per cui la gente – semplici cittadini ma anche avvocati e personale del palazzo – era in fila è l'intensificazione dei controlli di sicurezza ai varchi. Una stretta comprensibile, dopo un evento che resterà impresso tragicamente nella memoria di Milano e dell'Italia intera, ma che al tempo stesso suscita molte perplessità.

Il primo, forse più istintivo commento che viene da fare è questo: ha senso intensificare i controlli adesso che la strage si è compiuta? La rabbia e l'amara ironia di chi lo ritiene inutile alla luce di quanto già avvenuto sono condivisibili. Ma se dagli errori – ed errori gravi ce ne sono stati, come ha detto giovedì il ministro della Giustizia Andrea Orlando – si può imparare qualcosa, ben vengano controlli più approfonditi ai varchi d'accesso di un luogo che dovrebbe essere non sicuro, ma di più, per fare in modo, come ha detto il premier Matteo Renzi, che la strage di giovedì sia l'ultima all'interno di un tribunale.

D'altro canto, però, vedere così tanta gente in fila sulla scala d'ingresso principale del tribunale di corso di Porta Vittoria, o agli altri varchi aperti al pubblico di via Freguglia e via San Barnaba fa nascere due riflessioni: la prima è che, secondo quanto riferito dal killer Giardiello al momento dell'arresto, a consentire il suo ingresso armato non è stato un malfunzionamento del metal detector – come si era ipotizzato all'inizio – o un tesserino falsificato: semplicemente, il killer del tribunale è entrato senza che nessuno gli chiedesse niente. Una questione di uomini, più che di strumenti. E di atteggiamento, forse dovuto alla routine di un lavoro di cui non si percepiva, almeno fino a giovedì, l'importanza. E proprio la routine è alla base della seconda riflessione: quanto dureranno le code all'esterno del tribunale? Siamo sicuri che, non appena l'eco della tragedia di giovedì si sarà affievolita, continueremo a vedere così tanta gente in fila, ad aspettare diligentemente di essere controllata?      

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