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Strage nel tribunale di Milano: ecco come funziona la vigilanza nei palazzi di giustizia

Dopo la strage di giovedì mattina al tribunale di Milano, cha ha causato tre morti e due feriti, in tanti si interrogano sulle misure di sicurezza nei palazzi di giustizia italiani. Ecco come funzionano.
A cura di Francesco Loiacono
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Dopo la strage avvenuta giovedì mattina all'interno del tribunale di Milano, che ha causato tre morti e due feriti, in tanti si chiedono come si sia potuta introdurre un'arma all'interno del Palazzo di giustizia di Milano. Il servizio di vigilanza esterno dei palazzi di giustizia è competenza dei Comuni d'intesa con le prefetture e può essere appaltato a privati: è il caso del tribunale di Milano. Il servizio di vigilanza interno è invece disposto sulla base di provvedimenti che competono al procuratore generale presso la Corte d'appello e, salvo casi di assoluta urgenza, tali disposizioni sono adottate sentito il prefetto e i capi degli uffici giudiziari interessati.

Questo, in sintesi, l'impianto che regola la sicurezza negli uffici giudiziari, un tema balzato in primo piano dopo quanto accaduto a Milano, ma che era già stato sollecitato in passato. Come ha detto anche il premier Matteo Renzi, infatti, non è la prima volta che una persona armata si introduce in un tribunale – un precedente ci fu semrpe a Milano nel 1987 -: il premier ha però auspicato che sia l'ultima. Se la sicurezza esterna può essere affidata a guardie giurate, quella interna agli edifici è normalmente affidata ai carabinieri; con due sole eccezioni, che derivano dalle disposizione di un regio decreto che non sono mai state cambiate e sono rimaste valide nel tempo: quello dei palazzi di giustizia di Roma e Napoli, dove la sicurezza interna è svolta da uomini della polizia penitenziaria. Per il resto, gli appartenenti a questo corpo non hanno tali mansioni, a meno che non si tratti di trasferimenti di detenuti che debbono partecipare a udienze. Non era però questo il caso dell'omicida che ha agito a Milano, Claudio Giardiello, che era imputato per bancarotta ma a piede libero.

Il giallo dei metal detector

Per ore è circolata l'indiscrezione che uno dei metal detector installati nei quattro ingressi del tribunale di Milano non fosse funzionante. L'indiscrezione è stata però respinta dal procuratore capo della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Nel corso della prima conferenza stampa sulla sparatoria di giovedì mattina, Bruti Liberati ha detto che tutti gli impianti di sicurezza del tribunale erano funzionanti, avanzando un'ipotesi su come il killer Giardiello abbia potuto eludere i controlli: sarebbe entrato dall'ingresso di via Manara – riservato ad avvocati, giudici e personale amministrativo -, mostrando un tesserino falso.

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