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News sull'omicidio di Rozzano

“Se torna a Rozzano l’uccido”: la vendetta annunciata del killer sull’ex suocero

Il killer di Rozzano aveva giurato vendetta alla sua vittima. Il 63enne ucciso ieri a colpi di pistola dall’ex genero era infatti accusato di aver abusato della nipotina, figlia dell’omicida. Negli scorsi giorni il nonno, residente a Napoli, era tornato nella cittadina vicino Milano: il killer lo ha saputo e lo ha cercato insieme a un complice per ucciderlo.
A cura di Francesco Loiacono
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Un omicidio in qualche modo annunciato. Il 63enne A.C., ucciso ieri pomeriggio a Rozzano, alle porte di Milano, era una presenza scomoda nella cittadina dell'hinterland Sud milanese. Il motivo è una pesante accusa a carico del 63enne per presunti abusi sessuali sulla nipotina, figlia del killer: accusa sulla quale indagava la procura di Milano che aveva già ascoltato la bimba in un'audizione protetta. L'omicida, E.S., stando ad alcune voci che circolavano nella cittadina milanese, aveva giurato vendetta nel caso in cui il 63enne, originario di Napoli e residente nel capoluogo campano, si fosse fatto vedere nuovamente a Rozzano. Cosa che però il 63enne ha fatto: era tornato nella cittadina dell'hinterland lo scorso sabato, a diversi mesi di distanza dai presunti abusi (che sarebbero avvenuti l'estate scorsa) e non si sa bene per quale motivo. Forse proprio per ragioni connesse al procedimento aperto in procura a Milano: forse perché credeva che il "clima" a Rozzano fosse migliorato.

L'omicidio davanti a molti testimoni

Non era così: l'ex genero, che proprio per la vicenda dei presunti abusi si era separato dalla moglie (figlia della vittima), venuto a sapere della presenza dell'ex suocero nella cittadina a Sud di Milano lo avrebbe cercato con un solo preciso obiettivo: vendicarsi. Ieri pomeriggio, accompagnato sullo scooter dal 27enne A.M. alla guida del motorino, si è imbattuto nel 63enne nel piazzale davanti al supermercato "Il Gigante" di viale Lazio. Qui si è consumato l'omicidio, avvenuto davanti a molti testimoni, senza paura di essere riconosciuto: una spavalderia che potrebbe essere riconducibile sia alla rabbia per i presunti abusi sulla figlia, sia ai presunti legami del killer con la malavita locale rozzanese. Relazioni avvalorate anche da una strana processione di volti noti alle forze dell'ordine davanti alla caserma in cui l'omicida e il complice, costituitisi oggi dai carabinieri, sono stati interrogati: alla loro uscita alcune persone hanno applaudito gridando "bravo, bravo" all'indirizzo del killer.

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