122 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Milano, un anno fa quattro morti sul lavoro alla Lamina: “La città ha dimenticato”

Il 16 gennaio 2018 a Milano quattro operai morivano in un grave incidente sul lavoro nella ditta Lamina. “La città l’ha dimenticato il giorno stesso in cui si sono svolti i funerali”, dice il segretario della Camera del lavoro Massimo Bonini, ricordando la tragedia e commentando i dati che vedono proprio a Milano il più alto numero di decessi nelle attività lavorative. E cercando anche una soluzione alla piaga delle morti bianche: “La parola è sempre prevenzione. Bisogna mettere in campo tanti sforzi a partire dai luoghi di lavoro, nelle imprese, sulla formazione, anche l’impegno del sindacato: ma le istituzioni non ci possono lasciare da soli”.
A cura di Francesco Loiacono
122 CONDIVISIONI
L'incidente alla Lamina (Archivio LaPresse)
L'incidente alla Lamina (Archivio LaPresse)

Arrigo e Giancarlo Barbieri, Giuseppe Setzu e Marco Santamaria. Il 16 gennaio di un anno fa a Milano quattro uomini, quattro lavoratori, morivano in uno dei più gravi incidenti sul lavoro verificatisi negli ultimi anni nel capoluogo lombardo. Teatro della tragedia la ditta Lamina di via Rho, in zona Greco, un'azienda specializzata nella lavorazione dei metalli. A causare la strage del 16 gennaio 2018 fu materialmente la fuoriuscita di gas argon, inodore e mortale, da uno dei forni della fabbrica. Ma l'incidente è stato provocato da una lunga catena di errori, omissioni, mancanze sul fronte della sicurezza e della prevenzione: ad accertarlo dovrà essere la magistratura nel corso del processo – ancora non iniziato – ai danni del legale rappresentante della ditta, per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo plurimo.

Milano ha dimenticato la strage

Nell'anniversario della strage abbiamo chiesto a Massimo Bonini, segretario generale della Camera del lavoro di Milano, cosa ha rappresentato per la città quella tragedia. Un evento che, come ci dice Bonini ha colpito Milano soprattutto per un aspetto: "Avevamo creduto che le fabbriche, il lavoro manuale e gli operai fossero ormai spariti dalla città, e invece purtroppo la tragedia ci ha ricordato come uno schiaffo che esistono ancora. Milano – aggiunge Bonini – è identificata come la città del progresso, del futuro, delle innovazioni e tende a dimenticare che il lavoro tradizionale è ancora fortemente presente: è stato come un risveglio drammatico che ci ha riportato alla realtà". Purtroppo però, ben presto Milano si è dimenticata di quelle quattro vite strappate ai loro affetti: "Credo che la città l'abbia già dimenticato il giorno stesso in cui si sono svolti i funerali o la manifestazione sindacale di quei giorni: la città era impegnata a lavorare e a fare altro", dice Bonini, che aggiunge: "Ogni tanto credo che questa città si debba fermare per riflettere: riflettere su quello che sta facendo, vedere dove vuole andare senza dimenticare però i problemi degli ultimi, di quelli che abitano lontani dalle vetrine del centro e delle attenzioni internazionali".

Il processo non è ancora iniziato

A un anno di distanza il processo nei confronti del legale rappresentante della Lamina non è ancora iniziato (potrebbe iniziare a febbraio): "Credo che la giustizia abbia dei tempi lunghi e cronici ormai da tempo e in tutti i campi. Noi lo registriamo sul mondo del lavoro, pur parlando da un territorio con un tribunale che è uno dei più efficienti d'Italia – afferma il segretario – Credo che su questo tema si debba intervenire: lo può fare la politica e il governo, senza che questo vada a incidere sulla penalizzazione dei diritti delle persone più deboli a difendersi. Perché questo è capitato nel mondo del lavoro, ad esempio. L'ultima riforma di fatto impedisce ai lavoratori di difendersi con pari dignità nei confronti delle aziende e questo si traduce con meno ingressi nelle aule del tribunale".

I dati sulle morti sul lavoro: a Milano e in Lombardia sono in aumento

La strage alla Lamina è stato purtroppo solo il più eclatante tra gli incidenti sul lavoro, che in tutta Italia fanno registrare uno stillicidio di decessi. Gli ultimi dati dell'Inail (aggiornati a novembre 2018) parlano di 945 persone morte in tutta Italia. In Lombardia i decessi sul lavoro sono passati da 114 a 133 tra 2017 e 2018, a Milano gli infortuni mortali sul lavoro sono aumentati passando dai 42 tra gennaio e ottobre del 2017 ai 47 dello stesso periodo del 2018. E si tratta di dati probabilmente sottostimati, in quanto tengono conto solo dei dipendenti. Il triste primato di Milano secondo Bonini è "una delle tante contraddizioni: la città del lavoro e  del futuro registra, caso eclatante in Italia, il più alto numero di decessi nelle attività lavorative". La soluzione è una: "Prevenzione. Si è sempre fatto poco negli anni – spiega Bonini – se ci pensiamo anche noi nelle nostre attività quotidiane che apparentemente non hanno nulla a che fare con la sicurezza spesso non teniamo conto di tutte le accortezze che dovremmo mettere in atto per difenderci o per tutelarci. Questo nel mondo del lavoro è fondamentale perché non è ovviamente accettabile in una città come la nostra, in un Paese che dovrebbe guardare all'innovazione e al futuro, uscire la mattina da casa pensando di andare a guadagnarsi il pane per sé e per la famiglia e invece non ritornare più proprio per fare quella attività che porta sussistenza. Bisogna mettere in campo tanti sforzi a partire dai luoghi di lavoro, nelle imprese, sulla formazione, anche l'impegno del sindacato: ma le istituzioni non ci possono lasciare da soli".

Il tavolo in prefettura e i suoi risultati

Proprio nel tentativo di migliorare gli sforzi sul tema della prevenzione all'indomani della strage venne richiesto un tavolo congiunto in prefettura sulla sicurezza sul lavoro: "Quel tavolo lo avevamo chiesto subito con forza – dice Bonini – con l'accortezza che fosse un tavolo che dovesse avere le caratteristiche della concretezza: cioè trovare delle soluzioni dei percorsi da mettere in campo per evitare i casi Lamina e quelli che purtroppo vediamo spesso anche nelle cronache. Devo dire che questa indicazione è stata accolta, tanto è vero che da quel tavolo in prefettura è scaturito un protocollo che è stato firmato qualche mese fa in prefettura con le istituzioni, con i sindacati e con le associazioni datoriali". Il protocollo ha prodotto un effetto concreto: "Un tavolo di lavoro tecnico permanente che sta lavorando per mettere insieme su percorsi formativi tutti i soggetti che operano all'interno di un luogo di lavoro tradizionale: e quindi il rappresentante della sicurezza dell'impresa, l'impresa stessa, il rappresentante della sicurezza dei lavoratori per cercare di trovare i percorsi formativi migliori in ogni ambito lavorativo. Certo – commenta il segretario della Camera del Lavoro – c'è un grande tema, ma quel protocollo lo toccava: tutto quel lavoro diffuso che non vede una classica forma di lavoro o una normale rappresentanza sindacale o un normale rapporto di lavoro. Milano è anche tutto questo e lì il lavoro sarà sicuramente più lungo e difficile anche perché spesso e volentieri mancano le normative che permettono a chi vuole affrontare il tema di poter intervenire concretamente".

La sfida della sicurezza per i lavori innovativi, come i rider

Tra i lavori considerati innovativi ci sono i rider, i fattorini che consegnano a domicilio i pasti per conto di aziende di delivery su bici e motorini. Una categoria di lavoratori citata dal protocollo firmato in prefettura: "Ci viene descritto come un lavoro innovativo, in realtà siamo di fronte a uno dei lavori più tradizionale. Negli anni Ottanta c'erano i corrieri in motorino, con la Vespa, oggi vanno in bicicletta attraverso un'applicazione", spiega Bonini. "Le modalità di lavoro però sono quasi a cottimo e questo comporta un'accelerazione dell'attività lavorativa della persona. Andare più veloci in mezzo al traffico li espone ai rischi così come abbiamo visto: chi è finito sotto il tram, chi è inciampato nei binari, chi è stato tirato sotto da una macchina. Senza contare poi tutto quello che ci va intorno: il maltempo, la pioggia, il freddo o magari l'eccessivo caldo d'estate". La sicurezza di questi lavoratori è una sfida: "Bisogna sicuramente fare di più e lì sono le aziende, queste nuove realtà che non si possono dimenticare che quello è un lavoro che va tutelato e non è un passatempo. Non si può scherzare perché si scherza con la vita delle persone".

122 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views