Un morto, quattro tifosi accoltellati, violenti scontri prima della partita e insulti razzisti in campo. Il match di calcio di ieri tra Inter e Napoli è stata una delle pagine più buie dell'anno che sta per concludersi. Il giornalista Gad Lerner intervistato da Fanpage.it, commenta la notizia della morte del 35enne Daniele Belardinelli e tutto quanto è avvenuto nella serata di ieri a Milano, prima nei pressi dello stadio Meazza di San Siro e poi sul terreno di gioco: "Sono costernato, ieri ero allo stadio e ho fatto il tifo per l'Inter. Ho gioito per la vittoria e non sapevo degli scontri fuori", ha dichiarato Lerner che pochi mesi fa, col suo programma a puntate su Rai 3 "La difesa della razza" aveva indagato a fondo le radici dell'odio razziale, partendo proprio dagli ultras del calcio italiano, in particolare da quelli della sua squadra del cuore, l'Inter.
Bisogna chiedersi chi ha propagandato l'odio
Gad Lerner si è soffermato su quanto accaduto in campo, con gli insulti razzisti ai danni del giocatore del Napoli Kalidou Koulibaly: "Ancora una volta si è riproposta dentro lo stadio da parte di una minoranza dei nostri ultra questa molteplice forma di odio nei confronti dei meridionali, delle persone di colore, degli ebrei che non ha nessuna giustificazione e non può essere in alcun modo tollerata e che non c'era quando andavo da giovane allo stadio. Bisognerebbe chiedersi intanto chi ha inventato questo odio pubblico e dichiarato, questo disprezzo", ha detto Lerner citando alcuni degli "slogan" più beceri utilizzati negli stadi, come "Vesuvio lavali col fuoco" o "i napoletani puzzano": "Chi ha inventato questi slogan 30 anni fa? Chi li ha propagandati dall'alto 30 anni fa? Chi li ha nobilitati come se fossero politica e non schifezza? Hanno preso piede dentro allo stadio così come ha preso piede il disprezzo per un campione come Koulibaly al quale va tutta la mia solidarietà anche nel gesto di esasperazione che ne ha provocato il cartellino rosso". Solidarietà che era stata espressa anche dal sindaco di Milano Beppe Sala, anche lui tifosissimo dell'Inter e presente ieri sera allo stadio.
Potenti si sono fatti strada coi messaggi di razzismo
Lerner si è poi soffermato sugli scontri che hanno preceduto il match e sui "buu" razzisti dagli spalti: "È qualcosa che non può essere semplicemente liquidata come una forma di criminalità comune, di marginalità proletaria, da curva perché ha avuto incoraggiamenti dall'alto, ha avuto legittimazioni. Ci sono potenti che si sono fatti strada con questi messaggi di razzismo che dentro agli stadi si incendia rapidamente come successo ieri. Credo ci siano squadristi organizzati da entrambe le parti, questo spiega l'episodio di via Novara e via Sant'Elena, agguati predisposti e gente che arrivava in incognito. Ma ripeto – ha precisato il giornalista – il fatto che questo assuma le forme di settentrionali contro meridionali è una triste eredità della politica degli ultimi anni o decenni, perché la Lega è il partito che da più tempo siede nel nostro parlamento".
Salvini ministro della Nutella riconosca le sue responsabilità
"È una sottocultura che è stata riconosciuta lecita, non soltanto con gli ultras dell'Inter ma anche con quelli del Verona, di Bergamo, del Torino. La partita ieri andava sospesa", ha aggiunto Lerner, lanciando poi un duro atto di accusa contro il ministro dell'Interno Matteo Salvini: "Credo che occorra che il ministro della Nutella smetta i panni dell'ultras e riconosca le gravi responsabilità che porta fin da quando si faceva riprendere canticchiando che i napoletani puzzano".
Sui duri provvedimenti annunciati dal questore di Milano Marcello Cardona – oltre a tre arresti e numerosi Daspo è stata annunciata la chiusura della curva nerazzurra fino a marzo 2019 e il divieto di trasferte per tutto il campionato in corso – Lerner ha infine commentato: "Da interista che fa le trasferte – e ne ho fatte tante – mi fa male questa necessità del pugno duro, ma temo che non ci siano alternative".