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Il primario del Policlinico di Milano: “Lavoro con la Regione, non posso criticare l’assessore”

“Lavoro nel Sistema sanitario regionale: le sembra che possa venire da lei a criticare l’assessore, anche se fosse giusto farlo?”. Lo dice uno dei più importanti dirigenti medici lombardi, Antonio Pesenti, alla giornalista di Fanpage.it Carla Falzone in un passaggio della nuova inchiesta del team Backstair, “Italia lockdown, fase 2: il disastro Lombardia”. Poche parole che riassumono forse meglio di molti trattati quale sia il “male endemico” della sanità in Lombardia (e non solo). Chi può criticare la politica, se tutti i componenti del sistema chiamato in ballo sono stati nominati dalla politica?
A cura di Francesco Loiacono
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"Lavoro nel Sistema sanitario regionale: le sembra che possa venire da lei a criticare l'assessore (Gallera, ndr), anche se fosse giusto farlo?". Queste parole, pronunciate quasi con candore da uno dei più importanti dirigenti medici lombardi, Antonio Pesenti, alla giornalista di Fanpage.it Carla Falzone, riassumono forse meglio di molti trattati quale sia il "male endemico" della sanità in Lombardia (e non solo). Sono uno dei passaggi chiave dell'ultima inchiesta del team Backstair di Fanpage.it "Italia lockdown", incentrato sulla Fase 2 e su quello che viene definito il "disastro Lombardia".

Il disastro lombardo è nei numeri

Un "disastro" nella gestione dell'emergenza Coronavirus che è anche nei numeri (aggiornati a ieri, mercoledì 1 luglio): in Lombardia vi sono stati 94.010 casi totali sui 240.760 di tutta l'Italia (il 39 per cento) e 16.650 vittime accertate (e sappiamo essere dati sottostimati) sulle 34.788 persone che hanno perso la vita a causa del virus nella Penisola (il 47,8 per cento, quasi la metà). Ancora ieri, 109 dei 187 tamponi risultati positivi in tutta Italia erano localizzati in Lombardia, dove si trovano attualmente 9.938 persone positive al virus sul totale nazionale di 15.255: il 65 per cento di coloro che possiamo definire "malati" (anche se la gravità della malattia fortunatamente è minore rispetto alle fasi più acute), vive insomma tra i confini della regione amministrata da Attilio Fontana e dalla sua giunta.

La Regione al centro di inchieste e polemiche politiche

Sarà la magistratura a stabilire se vi siano responsabilità penali da parte della politica nella gestione di una pandemia che, ripetono tutti da Fontana in giù, ha investito "come uno tzunami" la Lombardia. Partendo da Codogno, cittadina in provincia di Lodi, il virus si è diffuso in tutta la regione, specialmente in alcune zone come la Val Seriana Bergamasca, il Bresciano, la provincia di Cremona. Al di là delle tante inchieste in corso, che coinvolgono anche la politica nazionale (nel mirino degli inquirenti anche le linee guida del ministero della Salute per l'identificazione e la "tamponatura" dei casi sospetti e le eventuali responsabilità di governo e regione nella mancata istituzione della "zona rossa" tra Nembro e Alzano Lombardo), a livello politico ci si interroga ormai da settimane su eventuali errori o responsabilità della giunta nella gestione della pandemia.

Da Palazzo Lombardia mai nessuna seria autocritica

Vi sono state decisioni molto contestate, come la delibera che chiedeva alle Rsa (residenze sanitarie assistenziali per anziani) di ospitare pazienti Covid positivi per liberare posti letto negli ospedali, che nella fase più acuta degli ospedali erano saturi. O come la decisione di puntare su un ospedale di nuova realizzazione, quello realizzato al Portello negli spazi di Fiera Milano, per compensare al bisogno di posti di terapia intensiva, aumentato a dismisura con il dilagare della pandemia. Dai vertici della Regione, però, nonostante i numeri e le proteste, non c'è stata mai una vera e propria autocritica, né un dubbio espresso con chiarezza. I "rifaremmo tutto" e "non abbiamo sbagliato niente" sono stati molti di più delle timide ammissioni che, forse, di errori ne sono stati fatti.

Le parole di Pesenti riassumono il male endemico della sanità

Le parole pronunciate da Pesenti, direttore del Dipartimento di Anestesia e Rianimazione del Policlinico di Milano e coordinatore dell’Unità di crisi di Regione Lombardia, forniscono una chiave di lettura del perché la politica abbia potuto e possa ancora autoincensarsi rispetto alla gestione della pandemia. Chi la può criticare, se tutti i componenti del sistema chiamato in ballo sono stati nominati dalla politica? "Le sembra che possa venire da lei a criticare l'assessore, anche se fosse giusto farlo?", ammette quasi candidamente Pesenti. Avviene ovunque in Italia, ma in Lombardia la situazione si è incancrenita per via di oltre 20 anni di governo da parte di una stessa parte politica, il centrodestra. È dal 1994 che prima la Lega, poi la lunga parentesi del "Celeste" Formigoni, poi di nuovo la Lega con Maroni e Fontana hanno giocoforza imposto la propria visione e i propri uomini nei posti di comando della sanità regionale. E anche i recenti cambiamenti ai vertici della sanità, interpretati da qualcuno come una parziale ammissione di colpa, un necessario cambio di passo rispetto alla gestione della pandemia, sono avvenuti per volontà politica: un valzer di poltrone tra dirigenti comunque "fedeli" al sistema. Se è da queste persone che devono arrivare le critiche, o da cui deve nascere quel cambiamento da tanti invocato, c'è un grosso problema di fondo. Agiranno secondo coscienza, o si adegueranno comunque a decisioni calate dall'alto? La speranza è che non tutti la pensino come il professor Pesenti. O che lo stesso primario abbia risposto così solo ai nostri microfoni, ma in privato faccia sentire la sua autorevole voce dinanzi a decisioni che non condivide.

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