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Caso camici e stop del Tar, si incrinano le certezze di Fontana: “Di errori ne abbiamo fatti”

Dopo mesi trascorsi senza il minimo dubbio sulla bontà del proprio operato, in un’intervista rilasciata al “Corriere della sera” dopo gli ultimi casi che hanno coinvolto la Regione Lombardia il governatore Attilio Fontana ammette: “Di errori ne abbiamo commessi fin che ne vuole”. Non è un mea culpa su tutta la linea, ma una piccola crepa nel muro di certezze dietro cui si è trincerata finora la giunta. Fontana annuncia anche di voler creare un gruppo di lavoro che indichi le cose da fare e quelle da evitare sulla base di questi mesi. Imparare dagli errori, dunque: potrebbe essere un piccolo passo per Fontana, ma un grande passo per la Lombardia e, con lei, tutta l’Italia.
A cura di Francesco Loiacono
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Il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana
Il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana
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Sono serviti gli ultimi due casi, quello della fornitura di camici ordinata dalla centrale acquisti regionale Aria all'azienda del cognato e lo stop del Tar all'accordo tra Policlinico San Matteo e Diasorin sui test sierologici, per far incrinare le incrollabili certezze del governatore della Lombardia Attilio Fontana su come è stata gestita l'emergenza Coronavirus in regione. In un'intervista rilasciata al "Corriere della sera" dopo le ultime vicende (e all'indomani della messa in onda della puntata di Report che ha affrontato entrambe le questioni, su cui indaga anche la magistratura), il presidente si è lasciato andare a quell'autocritica che era sembrata totalmente assente negli ultimi mesi: "Di errori ne abbiamo commessi fin che ne vuole", ha detto al quotidiano di via Solferino.

Quello di Fontana non è un mea culpa su tutta la linea

Certo, quello del governatore non è un mea culpa incondizionato su tutta la linea. La premessa è sempre la portata dello tzunami che ha colpito la Lombardia – "Noi, ma credo quasi tutti, siamo stati colti di sorpresa da un’emergenza bestiale" – e alcune tra le decisioni più criticate, come la realizzazione dell'ospedale in Fiera a Milano e la delibera che ha consentito il trasferimento di alcuni pazienti Covid all'interno delle Rsa, le residenze sanitarie assistenziali per anziani, continuano ad essere difese a spada tratta dal governatore, che ha anche minimizzato il ruolo della moglie nell'azienda del cognato (la Dama spa, protagonista della fornitura di camici poi trasformata in donazione alla Regione) e chiarito di non essere parte attiva nella bocciatura da parte del Tar dell'accordo tra la multinazionale Diasorin e il Policlinico San Matteo di Pavia per la fornitura di test sierologici.

Le crepe nel muro di certezze dietro cui si è trincerata la giunta lombarda

Ma in quel muro di certezze che rasentava la presunzione, e che probabilmente aveva isolato Fontana e i suoi esponenti di giunta in una dimensione parallela, lontana dalla Lombardia reale, si iniziano a vedere delle crepe. Quei "rifarei tutto", i "sono in pace con la mia coscienza", il "contagio contenuto talmente bene" hanno lasciato spazio a qualche dubbio, addirittura a precise assunzioni di responsabilità: "Probabilmente, negli ultimi anni abbiamo trascurato i medici di famiglia", ha detto il governatore. Che poi ha annunciato, nell'intervista, l'intenzione di nominare un gruppo di lavoro che entro la metà di agosto, "indicherà le cose da fare e quelle da evitare, proprio sulla base di questi mesi". Imparare dagli errori, dunque: potrebbe essere un piccolo passo per Fontana, ma un grande passo per la Lombardia e, con lei, tutta l'Italia.

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