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Covid 19

Fontana: “Sconsiglio test sierologico, ma Regione Lombardia lo rimborserà in caso di esito positivo”

In un’intervista all’agenzia Italpress il governatore della Lombardia Attilio Fontana è tornato sulla questione dei test sierologici, “liberalizzati” solo dallo scorso 12 maggio in Lombardia e su cui ci sono state molte polemiche e sono aperte anche inchieste: “Sconsigliamo al singolo di effettuarlo, perché se dovesse risultare positivo agli anticorpi dovrebbe comunque sottoporsi al tampone – ha detto Fontana, aggiungendo però che – se anche il tampone dovesse risultare positivo provvederemo a rimborsare la tariffa pagata per la prestazione”.
A cura di Francesco Loiacono
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Update: articolo aggiornato il 18 maggio 2020, 15.50

Il test sierologico? "Sconsigliamo al singolo di effettuarlo", ma se il tampone seguente dovesse risultare positivo "provvederemo a rimborsare la tariffa pagata per la prestazione". Parola del governatore della Lombardia Attilio Fontana, che dopo la delibera che ha concesso anche a laboratori privati di effettuare test sierologici a pagamento, è tornato in un'intervista all'agenzia Italpress sull'argomento che ha alimentato molte polemiche in regione. La Lombardia, fino allo scorso 12 maggio, aveva infatti autorizzato un unico test anticorpale, quello sviluppato dalla multinazionale DiaSorin in collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia, eseguito a partire dal 23 aprile su determinate categorie di persone: cittadini ancora in quarantena fiduciaria, soggetti con sintomi simil influenzali e sintomatici, e coloro che non presentano sintomi da almeno 14-21 giorni e anche ai contatti di casi asintomatici o con sintomi lievi, anch'essi in quarantena. Sull'affidamento diretto alla Diasorin è pendente un ricorso al Tar da parte di un'azienda concorrente che vi ha ravvisato una possibile violazione della libera concorrenza ed è anche stata aperta un'indagine conoscitiva da parte della procura di Milano.

Le polemiche tra Regione e Comuni sui test sierologici

La questione dei test sierologici ha alimentato anche molte polemiche a livello politico: alcuni comuni e alcune aziende, ignorando le raccomandazioni della Regione, sono partiti con campagne di test sierologici condotte in autonomia per cercare di mappare meglio la diffusione del virus tra i loro cittadini o dipendenti. Questo ha determinato però contrasti con la Regione, che non riconosceva fino a pochi giorni fa test diversi da quello Diasorin, e anche problemi laddove i test sierologici hanno confermato la presenza di anticorpi al virus. In questo caso, infatti, solo un tampone nasofaringeo può poi stabilire se la persona in questione è ancora positiva al coronavirus o no.

Se il test sierologico è positivo bisognerà sottoporsi al tampone

Nonostante la delibera, la Regione Lombardia continua a mostrare un atteggiamento scettico sui test sierologici, sui quali è bene sottolinearlo anche la scienza è divisa: non sono "patenti di immunità", ma strumenti utili a livello epidemiologico. Un elemento che è stato ribadito dal governatore all'agenzia Italpress: "Come chiarito dal ministero della Salute, i test sierologici sono utili per indagini epidemiologiche che ci consentono di verificare quanto ha circolato il virus in una zona specifica o dentro una comunità, residenze per anziani, ospedali. Allo stesso tempo ha precisato che questi non hanno alcuna valenza ai fini diagnostici, per i quali l’unico strumento efficace resta il tampone", ha detto Fontana. Da qui la posizione della Regione: "Noi pertanto sconsigliamo al singolo di effettuarlo, perché se dovesse risultare positivo agli anticorpi dovrebbe comunque sottoporsi al tampone. Non potendo impedire ai laboratori privati di effettuarli e anche per regolamentare una situazione che si stava già verificando sul territorio, abbiamo concesso l’autorizzazione, con la condizione che il laboratorio offra però anche la possibilità di effettuare il tampone, qualora il soggetto risultasse positivo agli anticorpi. Se anche il tampone dovesse risultare positivo – ha aggiunto Fontana – provvederemo a rimborsare la tariffa pagata per la prestazione". Le parole del governatore chiariscono un aspetto della delibera del 12 maggio che aveva suscitato altre polemiche: dalle parole dell'assessore Gallera era parso che il costo dei test e del successivo tampone dovesse gravare sempre sul privato che li aveva chiesti: in caso di positività, invece, non sarà così.

La precisazione di Diasorin

In merito all'articolo in questione la società Diasorin ha inviato in data 18 maggio la seguente precisazione, che pubblichiamo integralmente:

Si precisa che il ricorso depositato al T.A.R. Lombardia dalla Società Technogenetics S.r.l. non interessa o coinvolge né la Regione Lombardia, né l’affidamento diretto stabilito dalla medesima per l’approvvigionamento di prodotti diagnostici in conformità al cd. Decreto Cura Italia. Inoltre, alla data odierna nessuna decisione risulta essere stata assunta. Data la natura degli atti in discussione, non ci è consentito entrare ulteriormente nel merito.

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