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Colpo di scena al processo per il presunto assassino di Lidia Macchi: una persona potrebbe scagionarlo

È iniziato con un colpo di scena il processo a Stefano Binda, l’uomo accusato di aver ucciso nel 1987 a Varese la studentessa Lidia Macchi. Secondo i legali dell’ex compagno di liceo di Lidia, una persona avrebbe ammesso di essere l’autore del poema “In morte di un’amica”, una delle prove principali che hanno portato all’arresto di Binda e al processo.
A cura di Francesco Loiacono
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È iniziato con un colpo di scena clamoroso il processo a Stefano Binda, l'uomo accusato di aver ucciso nel 1987 la studentessa Lidia Macchi. Nell'aula bunker di Varese i legali di Binda, Sergio Martelli e Patrizia Esposito, hanno chiesto ai giudici di ascoltare come testimone un avvocato. L'uomo, non inserito nella lista dei testi ammessi al processo, ha ricevuto la telefonata di una persona che avrebbe ammesso di essere l'autore del poema "In morte di un'amica", una delle prove principali che hanno portato un anno fa all'arresto di Binda, ex compagno di liceo di Lidia Macchi.

Per l'accusa l'autore del poema è Binda

Il componimento anonimo fu inviato ai genitori di Lidia il giorno dei funerali. Nel testo ci sarebbero riferimenti al delitto che, secondo gli inquirenti, solo l'omicida poteva conoscere. Esami calligrafici disposti dall'accusa – le nuove indagini sul delitto sono state coordinate dal sostituto procuratore generale di Milano Carmen Manfredda, ora in pensione, che nel 2013 aveva avocato a sé indagini caratterizzate in precedenza da molte approssimazioni ed errori – e la testimonianza di una ex amica di Binda avevano attribuito la calligrafia del poema all'ex compagno di liceo di Lidia. Una tesi che però la difesa ha respinto.

Il presunto assassino si è sempre proclamato innocente

Adesso la testimonianza del legale che ha ricevuto la confessione del presunto autore del poema potrebbe essere determinante per scagionare Binda, che dal momento del suo arresto si è sempre proclamato innocente. Non sarebbe stato lui ad aver assassinato Lidia Macchi, violentata e uccisa con 29 coltellate nei boschi di Cittiglio, vicino Varese, oltre 30 anni fa. Se davvero l'esito del processo dovesse scagionare Binda, l'assassino di Lidia rimarrebbe senza nome. Aggiungendo ulteriore dolore ai familiari e alla madre della ragazza, Paola Bettoni, che ha più volte lanciato appelli affinché chi conosce la verità sulle ultime ore di sua figlia parli e che si è costituita parte civile al processo appena iniziato, e già entrato nel vivo.

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