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Aggressione a Niccolò Bettarini, figlio di Simona Ventura

Uno degli aggressori scrive a Niccolò Bettarini: “In carcere ho capito i miei errori”

David Caddeo, il 30enne condannato a 9 anni di carcere per essere ritenuto responsabile delle coltellate sferrate al figlio di Simona Ventura e dell’ex calciatore Stefano Bettarini, ha deciso di scrivere alla sua vittima. Nella missiva racconta di aver capito grazie al carcere molti degli errori commessi nella sua vita e di essere convinto nel percorso di disintossicazione dalla cocaina intrapreso, e in virtù del quale gli sono stati concessi gli arresti domiciliari.
A cura di Redazione Milano
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Niccolò Bettarini all'uscita dal tribunale di Milano (LaPresse)
Niccolò Bettarini all'uscita dal tribunale di Milano (LaPresse)

Condannato a nove anni di carcere per aver accoltellato Niccolò Bettarini, David Caddeo ha deciso di scrivere una lettera proprio a lui. Il 30enne è stato posto un mese fa agli arresti domiciliari: riconosciuta la sua tossicodipendenza dalla cocaina, gli è stato concesso di uscire dal carcere per seguire un percorso di disintossicazione. Caddeo ha scritto al figlio di Simona Ventura e dell'ex calciatore Stefano Bettarini "di aver capito in carcere i molti sbagli commessi" e di essere davvero deciso a seguire la strada per "uscire dalla tossicodipendenza che lo ha portato ad azioni come quella avvenuta". Caddeo era stato il primo dei quattro giovani condannati per l'aggressione a colpi di coltello avvenuta all'Old Fashion di Milano il 1 luglio del 2018 ad ammettere di essere coinvolto e l'unico ad aver ammesso di aver sferrato le coltellate, ricevendo così la pena più alta. Il gip Guido Salvini ha deciso di concedergli domiciliari, nella convinzione che la funzione rieducativa della pena fosse possibile solo con un percorso di disintossicazione, accogliendo così le richieste dei legali di Caddeo.

Il Giudice: "Contro Bettarini aggressione di massa"

Sono state rese note ieri intanto le ragioni della condanna per i quattro giovani ritenuti responsabili dell'aggressione. Il giudice parla di una "aggressione di massa" in cui sono state coinvolte altre persone "gravemente sospettate" di aver preso parte al pestaggio del 20enne di fronte la discoteca milanese, ma a loro carico non sono emersi elementi sufficienti. Secondo il dispositivo della sentenza sarebbe proprio il "silenzio" dei ragazzi condannati a non aver reso possibile di allargare le indagini ad altri elementi. Inoltre il gruppo avrebbe agito per "futili motivi", per vendicare una provocazione dello stesso Bettarini giudicata "poco rilevante", ma senza che fosse riconosciuto: essere figlio di due persone estremamente in vista non sarebbe stato così il motivo della violenza scatenata nei suoi confronti.

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