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Aggressione a Niccolò Bettarini, figlio di Simona Ventura

Aggressione Niccolò Bettarini, le motivazioni dell’Appello: “Chi lo ha accoltellato voleva ucciderlo”

Sono state depositate le motivazioni della sentenza d’Appello per l’aggressione a Niccolò Bettarini, figlio dell’ex calciatore Stefano e della conduttrice Simona Ventura. I nove fendenti sferrati da uno dei ragazzi condannati per tentato omicidio erano “idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte” del ragazzo, che venne aggredito fuori dalla discoteca Old Fashion di Milano il primo luglio dello scorso anno.
A cura di Redazione Milano
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Niccolò Bettarini in tribunale a Milano (LaPresse)
Niccolò Bettarini in tribunale a Milano (LaPresse)

Chi ha accoltellato Niccolò Bettarini, il figlio dell'ex calciatore Stefano e della conduttrice tv Simona Ventura, voleva ucciderlo. Lo dicono i giudici della Corte d'appello di Milano che hanno depositato le motivazioni della sentenza emessa lo scorso 28 ottobre nei confronti dei quattro ragazzi imputati per l'aggressione a Bettarini junior. I nove fendenti sferrati all'indirizzo del giovane, hanno scritto i giudici, erano "idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte" di Niccolò. I quattro giovani che, la notte dell'1 luglio 2018 lo aggredirono all'esterno della discoteca Old Fashion di Milano, secondo i giudici d'Appello agirono per cagionare al ragazzo "un male non commisurabile, sicuramente gravissimo". Davide Caddeo, colui che materialmente sferrò le coltellate, colpì Bettarini junior "con sicura ed univoca volontà" nella zona superiore del corpo, dove si trovano gli organi vitali, e se il giovane Bettarini si è salvato è stato solo per la sua corporatura robusta, per i movimenti che compì per difendersi e per l'intervento di alcuni amici.

La sentenza d'appello lo scorso 28 ottobre

Lo scorso 28 ottobre la Corte d'Appello di Milano aveva confermato le condanne nei confronti dei quattro giovani a processo per tentato omicidio per l'aggressione a Niccolò Bettarini. I giudici avevano confermato le pene di cinque anni e sei mesi per Alessandro Ferzoco e di cinque anni per Andi Arapi, mentre avevano lievemente ridotto (correggendo un errore di calcolo nella sentenza di primo grado) le pene nei confronti di Albano Jakej (sei anni e quattro mesi) e di Davide Caddeo, condannato alla pena più alta (otto anni) per aver materialmente sferrato le coltellate nei confronti del figlio di Bettarini e Ventura. Dalle motivazioni emerge come i giudici d'Appello abbiano sposato appieno le tesi del sostituto procuratore generale Giulio Benedetti, che già in sede di requisitoria lo scorso 28 ottobre aveva affermato che i quattro imputati "volevano uccidere Niccolò Bettarini".

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