Strage sul lavoro in Lombardia: più di cento morti da inizio anno
In Lombardia si continua a morire di lavoro. Con l'incidente di Arona Po (Pavia) in cui hanno perso la vita quattro persone salgono a più di cento le vittime dall'inizio del 2019. Un dato spaventoso, quello della regione più ricca e produttiva d'Italia. Dietro ai numeri ci sono nomi, storie, famiglie. Genitori, mogli, figli che hanno visto uscire di casa i loro cari la mattina e non li hanno visti tornare più. Un'emergenza sottovalutata, che prosegue nel silenzio della politica e nell'indifferenza di gran parte dell'opinione pubblica.
Morti sul lavoro in Lombardia, oltre cento vittime da gennaio
Le ultime quattro vittime in ordine di tempo sono i titolari e due dipendenti di un allevamento di bovini nel Pavese. Pochi giorni prima di loro a Flero (Brescia) era deceduto un operaio 40enne di origine marocchina, Hamed Sattaoui, precipitato dal tetto di un capannone. Il 30 agosto era toccato a un lavoratore dell'Orsa Foam di Gorla Minore, in provincia di Varese. Davide Misto, 39 anni, ha perso la vita incastrato tra i rulli di un macchinario. Prima ancora ci sono state le tragedie di Alessandro Vezzoli, 28 anni, morto in un cantiere a Milano. Angelo Baresi, 51 anni, folgorato da una scarica a Castiglione delle Stiviere (Mantova). Alessandro Zigliani, 50 anni, di Torre Pallavicina (Bergamo) vittima di un atroce incidente il 1 maggio. Marco Balzarini, 28 anni, schiacciato da un macchinario in acciaieria a Cremona. Gabriele Di Guida, 26 anni, che ha perso la vita a Sulbiate. Daniele Della Bella, 27 anni, caduto da un camion a Olginate (Lecco). Enrico Ripamonti, 68 anni, colpito da un pezzo del suo trattore in un campo a Rivolta d'Adda. Sono solo alcuni dei nomi e delle storie tragiche degli ultimi nove mesi. Molti altri non sono nemmeno stati menzionati nelle cronache e nei bilanci ufficiali da cui rimangono esclusi tutti i lavoratori in nero o in condizioni estreme di precarietà. Le proteste dei sindacati non hanno prodotto effetti: nulla è cambiato e il conteggio delle morti "bianche" continua a essere aggiornato nel silenzio e nell'indifferenza dei più.
Aumentano gli incidenti mortali: in tre anni quasi raddoppiati
La sicurezza Lombardia è un’emergenza sottovalutata da tempo nonostante i numeri non lascino dubbi. Nel primo semestre di quest'anno Inail ha registrato 88 infortuni mortali in Lombardia (più 4,35 per cento). A questi si sommano i decessi registrati a luglio, agosto e nella prima metà di settembre, che portano il bilancio a 102 morti. Senza contare che i dati con tutta probabilità non sono esaustivi. Il registro regionale infortuni mortali dell'assessorato al Welfare, alimentato dalle Ats della Lombardia, è nettamente discordante a causa dei diversi criteri utilizzati per il conteggio. Il dato ufficiale parla di 41 morti da gennaio ad agosto (una cifra quindi molto inferiore) ma segnala comunque un netto aumento rispetto agli anni precedenti: quasi il 30 per cento in più sul 2018 (32 morti), addirittura il 70 per cento in più rispetto al 2016 (24 morti).
Fontana e Gallera: Pronti a misure straordinarie
"La situazione è divenuta ormai insostenibile ed è necessario un cambio di passo urgente. La risposta strutturale a questa emergenza sarebbe un incremento sensibile del personale specializzato per effettuare i controlli, verificare le strutture e gli equipaggiamenti, sanzionare i comportamenti irregolari. Tutto questo però non è possibile se a livello nazionale non vengono garantite risposte e risorse adeguate per le assunzioni necessarie", ha sottolineato il governatore lombardo Attilio Fontana. "Siamo elaborando un pacchetto di misure straordinarie e, proprio domani, come era previsto da tempo, incontrerò i responsabili dei dipartimenti di prevenzione di tutte le 8 Ats della Lombardia nell'ambito di un tavolo operativo", ha spiegato l'assessore al Welfare Giulio Gallera. “Gli incidenti sul lavoro sono aumentati dallo scorso anno in modo drammatico, nei primi sei mesi del 2019 sono stati 482, il dato peggiore dal 2016. Ora il Governo e la Regione, per le rispettive competenze, devono fare di tutto per fermarli", ha commentato il consigliere regionale del Pd Giuseppe Villani.