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Statale chiusa per i “No Expo”: a Milano niente spazi per chi critica

Nella settimana in cui tutto l’Occidente rivendica la libertà di parola dopo i fatti di Parigi, il prefetto di Milano “chiude” per tre giorni l’Università Statale ai “No Expo”, che il 17 gennaio hanno organizzato un’assemblea sull’Esposizione.
A cura di Ester Castano
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Chiusa. Serrata. Blindata. Nella settimana in cui tutto l’Occidente rivendica la libertà di parola, “Per motivi di sicurezza” la sede centrale dell’Università Statale di Milano di via Festa del Perdono è stata chiusa dal Prefetto per tre giorni: venerdì 16, sabato 17 e domenica 18 gennaio. Senza alcuna comunicazione preannunciata. Se non un foglio bianco formato A4, attaccato questa mattina sul portone d’ingresso con lo scotch, in cui si avvisano studenti e docenti che esami, lezioni e le altre attività didattiche sono provvisoriamente spostate in altre sedi dell’ateneo. Inutile bussare o suonare il campanello per chiedere maggiori informazioni: anche al personale è stato proibito l’ingresso. Senza preavviso. Allarme terrorismo in città? Il Seveso straripa ancora ed è necessario mettere la struttura in sicurezza? Nulla di tutto ciò: nelle scorse settimane i "No Expo" avevano chiesto al rettore Gianluca Vago l’utilizzo dell’aula magna per una tre giorni di convegni e dibattiti relativi all’esposizione universale, ma la richiesta era stata respinta.

L'Università: "Spazi disponibili a pagamento"

O meglio: l’amministrazione dell’Università Statale di Milano si era mostrata disponibile a lasciare gli spazi ai collettivi della rete dei no, ma solo previo pagamento. In cambio di denaro, in sostanza. Proposta rifiutata dai No Expo che hanno comunque diffuso in rete la comunicazione che, in qualsiasi caso, la tre giorni per organizzare la giornata del primo maggio milanese 2015 (in cui combaciano le date della MayDay e dell’inaugurazione di Expo 2015) si sarebbe fatta. E per evitare che da qui a domenica il movimento occupasse l’ateneo la Prefettura milanese ha deciso di eliminare il problema alla radice: chiudere l’università, sprangare porte e portoni e impedire con l’intervento delle forze dell’ordine ogni tipo d’ingresso. Ma in programma non vi era una manifestazione, presidio di lotta o occupazione selvaggia da parte dei cosiddetti antagonisti, facinorosi e pericolosi No Expo, bensì sabato 17 un’assemblea pubblica per studiare criticamente Expo 2015 in tutte le sue sfaccettature: offerte di lavoro gratis per i giovani, nutrizione del pianeta a marchio multinazionale, la mafia nei cantieri. Il messaggio è chiaro: in città non c’è spazio per la discussione critica.

I No Expo: "Pronto il piano B"

“Pago l’università e ho diritto a fare esami e lezioni”, “Che bisogno c’è di venire in università, se uno è interessato alle loro idee dovrebbe informarsi autonomamente senza entrare nella vita degli altri”: questi i commenti degli studenti della facoltà di lettere, filosofia e giurisprudenza a cui, a partire da oggi, è stato negato anche il prestito bibliotecario e l’accesso delle sale studio. Una reazione scontata, triste e scontata. Gli studenti (non tutti) obbligati a cercare per questo pomeriggio un altro luogo in cui studiare si sfogano contro il movimento No Expo, imprecano contro chi pensa che l’università pubblica, fulcro della cultura e della conoscenza, sia il luogo adatto per discutere di rischi e benefici dell’Esposizione universale. Realizzata con soldi pubblici. Quella stessa università che si è esposta in modo chiaro sulla tematica, aprendo le proprie aule a convegni istituzionali marcati Expo Spa. Una reazione triste e scontata perché è esattamente quella che chi ha impedito la tre giorni No Expo voleva ottenere: lasciare che a criminalizzare il movimento fossero gli stessi coetanei degli organizzatori dell’evento, pensato fra l’altro anche per il pubblico universitario oltre che per l’intera cittadinanza. L’assemblea nazionale per sabato 17 è comunque confermata: la rete No Expo sta mettendo in atto un piano b: “Che sia un luogo altrettanto pubblico, una piazza, oppure un’altra sede universitaria di cui la città è ricca”, comunicano i collettivi tramite i social.

Le tematiche che saranno affrontate? Precariato giovanile e lavoro gratis, politica corrotta e criminalità organizzata negli appalti, deturpazione del territorio e grandi opere. Negli stessi giorni in cui il numero di imprese escluse da Expo 2015 è arrivato a 66: proprio ieri altre quattro attive nei subappalti delle linee metropolitane M4 e M5 hanno ricevuto l’interdittiva antimafia. Immediatamente estromesse, hanno però lavorato per mesi nel cantiere di scavo Linate-Forlanini. Ma di questo, lo studente medio, non se ne cruccia: l’importante è poter prenotare il manuale di filologia medievale o l’ultimo imperdibile saggio sulla poesia cavalleresca. Tutto lecito, ma in giorni come questi è sintomo che gli atenei milanesi hanno lasciato da parte la loro funzione critica che potrebbero invece esercitare anche sull’Esposizione universale. Domani, nello stesso pomeriggio in cui avrebbe dovuto svolgersi in Statale l’assemblea No Expo, sarà invece concesso ai gruppi cattolici tradizionalisti Obiettivo Chaire e Alleanza Cattolica di organizzare, in occasione della Giornata per la Famiglia, un convegno sull’omosessualità intesa come malattia da curare. Targato Expo, avrà luogo in Regione Lombardia alla presenza del presidente Roberto Maroni. Questo il bigliettino da visita con cui Expo 2015 si presenta al mondo.

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