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Sana Cheema, la 24enne di Brescia morta in Pakistan: il padre e il fratello accusati di omicidio

Il padre e il fratello di Sana Cheema, la ragazza bresciana di origini pakistane morta in Pakistan nell’aprile dello scorso anno, sono accusati dell’omicidio della 25enne. La procura generale di Brescia, che aveva avocato l’inchiesta, ha chiuso le indagini: al padre e al fratello della giovane è contestata anche la premeditazione. Sana sarebbe stata strangolata per aver rifiutato un matrimonio combinato: “È stato un delitto politico”, ha detto il procuratore generale di Brescia Pierluigi Maria Dell’Osso.
A cura di Francesco Loiacono
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Sana Cheema (foto dal profilo Instagram)
Sana Cheema (foto dal profilo Instagram)

Il padre e il fratello di Sana Cheema, 24enne bresciana di origini pakistane morta in patria nell'aprile dello scorso anno, sono accusati dell'omicidio della ragazza. A muovere le pesanti accuse è stata la procura generale di Brescia, guidata dal procuratore generale Pierluigi Maria Dell'Osso. Sana sarebbe stata uccisa perché in più circostanze avrebbe rifiutato il matrimonio combinato dalla sua famiglia. La ragazza, cittadina italiana, sarebbe stata strangolata dal padre e dal fratello, ai quali viene contestata anche l'aggravante della premeditazione.

Un omicidio così non può restare impunito

L'avviso di chiusura delle indagini, che è preliminare alla richiesta di rinvio a giudizio, sarà probabilmente uno degli ultimi atti del procuratore generale Dell'Osso (lo stesso che ha guidato le nuove indagini sul caso della scomparsa dell'imprenditore Mario Bozzoli) che da lunedì prossimo andrà in pensione: "Un omicidio così non può restare impunito", ha detto il magistrato, spiegando che la chiusura in tempi così rapidi delle indagini è "un'affermazione di giustizia" che è stata molto apprezzata dalla comunità pakistana. La procura generale ha infatti avocato l'inchiesta che era stata aperta da quella ordinaria sulla vicenda della morte di Sana, dove non figuravano indagati. Una prima inchiesta sulla morte della ragazza, che a Brescia era molto conosciuta e integrata, c'era stata anche in Pakistan: lì però le autorità avevano assolto tutte le persone coinvolte per mancanza di prove.

Il procuratore: È stato un delitto politico

Secondo il procuratore Dell'Osso quello di Sana è stato un delitto politico, in quanto ha offeso i diritti civili di un cittadino italiano. Il padre di Sana, oltre all'accusa di omicidio, deve rispondere anche di quella di maltrattamenti in famiglia: avrebbe infatti maltrattato la figlia rimproverandole il suo stile di vivere, in contrasto con quello della sua famiglia, e il 20 novembre avrebbe anche picchiato la figlia. Inoltre, una volta in Pakistan, il padre avrebbe privato del passaporto San in maniera da impedirle di tornare in Italia.

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