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Opinioni

Sala e la sospensione “irrituale”, per Milano serve una decisione: ritorni o si dimetta

All’indomani della giornata più lunga da quando è sindaco di Milano, il primo cittadino ormai privo delle sue funzioni Beppe Sala continua a incassare sostegno da ampie parti del mondo politico-istituzionale. L’ultimo è quello di Cantone: “L’autosospensione mi sembra eccessiva”. Ma allo stesso tempo cresce il fronte di chi si interroga sul senso del gesto di Sala, che difatti priva Milano della guida eletta dai cittadini. Una situazione che è impensabile perduri a lungo.
A cura di Francesco Loiacono
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Passata la giornata più lunga da quando è sindaco di Milano, il primo cittadino ormai privo delle sue funzioni Beppe Sala valuta le reazioni che il suo gesto di autosospendersi dalla guida della città ha provocato. A partire da chi contesta proprio l'irritualità della procedura. L'autosospensione non esiste, e per questo Sala formalmente (nella lettera che ha inviato ai vice sindaci di Milano e della Città metropolitana Scavuzzo e Censi e al presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolè) ha utilizzato un'altra formula, quella della "assenza temporanea", contemplata dal Testo unico degli enti locali e dai rispettivi statuti di Comune e Città metropolitana.

Cantone: "Autosospensione eccessiva"

Ma è naturalmente nel merito della sua decisione, e soprattutto nelle conseguenze politiche, che si concentrano le attenzioni di Sala e di tutto il mondo politico e istituzionale milanese e non solo. L'ex commissario unico di Expo, perseguitato dai fantasmi della manifestazione, ha incassato solidarietà e sostegno larghissimi: a partire da quelli più scontati, con il Pd milanese che ha fatto quadrato intorno a lui. Fino a quelli più inaspettati, come le dichiarazioni di Matteo Salvini: "Se ha la coscienza pulita vada avanti". E inviti a non mollare e ad andare avanti sono arrivati anche dagli ultimi due presidenti del Consiglio, quel Matteo Renzi che è stato grande sponsor di Sala nella sua corsa a sindaco di Milano e il suo recente successore Paolo Gentiloni e dal ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina, che avendo la delega all'Expo ha lavorato fianco a fianco con Sala. Ancora: parole di conforto sono arrivate dall'arcivescovo di Milano Angelo Scola e, in un'intervista sul Corriere della sera di oggi, sono da registrare le dichiarazioni di Raffaele Cantone, il capo dell'Autorità nazionale anticorruzione: "L'autosospensione mi pare eccessiva, non c'è nemmeno un invito a comparire".

Un gesto eccessivo, dunque. Che per qualcuno però diventa un gesto "senza senso". Perché, al di là dello stupore provocato nell'immediato dalla decisione del sindaco, apparso un gesto di "sensibilità istituzionale" (sì, la stessa che la magistratura aveva utilizzato per l'Expo, almeno secondo quanto aveva detto l'ex presidente del Consiglio Renzi), col passare dei minuti da più parti sono iniziate ad arrivare critiche. Cosa significa "assentarsi"? Per tanti è un gesto da giocatore di poker. Alzare la posta, mettere pressione sulla magistratura (la procura generale presso la Corte d'appello) che, lecitamente, ha chiesto di vederci chiaro sul reato contestato a Sala. Che potrà essere stato veniale, potrà essere stato commesso ormai oltre 4 anni fa. Ma sono tutte cose che devono essere i giudici a decidere.

Col gesto di Sala Milano è senza il sindaco eletto

Con il suo gesto Sala ha capito (e fatto capire) che in tanti sono dalla sua parte. Ma è un gesto che non serve alla città, rimasta senza la guida eletta dai cittadini, e che soprattutto non può essere usato come mezzo per mettere pressione alla magistratura. Se i giudici hanno chiesto sei mesi di proroga, li potranno utilizzare tutti. Ma è inconcepibile che Sala si assenti da Palazzo Marino per sei mesi. Inconcepibile e irrituale. Come ha scritto Jacopo Tondelli su "Gli Stati generali", le opzioni sono due: "O il sindaco di Milano sapeva di essere ad alto rischio di inchiesta giudiziaria per i fatti Expo, e confidava sul perdurare eterno dell’irrituale scudo che era stato a suo tempo fornito dalla procura di Bruti Liberati; oppure era e resta convintissimo che nulla di quanto ha fatto, delle carte che ha firmato, degli atti che ha guidato da ad di Expo sia passibile di nessuna censura giuridica. Tertium, come dicono i brocardi giuridici, non datur".

Nel primo caso Sala non avrebbe dovuto proprio candidarsi. Nel secondo, al sindaco non restano che due strade, da scegliere a breve: o tornare in carica a Palazzo Marino, e amministrare la città sapendo che la magistratura intanto sta facendo il suo lavoro, o dimettersi subito. Lo sa anche lui, che entro Natale potrebbe prendere una decisione. Ma deve essere consapevole che, considerando proprio la sua reazione alla grana giudiziaria che lo ha visto coinvolto, i cittadini potrebbero iniziare ad avere meno fiducia in lui, nel sindaco che si assenta.

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