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Omicidio Jessica Faoro, il tranviere che l’ha uccisa mostrava foto di ragazze in topless ai colleghi

Alessandro Garlaschi, il tranviere di 39 anni fermato per l’omicidio della 19enne Jessica Valentina Faoro, prima di lei aveva ospitato altre giovani ragazze in casa e se ne era vantato con i colleghi, mostrando loro alcune foto, talvolta anche esplicite. Jessica ignorava la sua ossessione quando è andata a vivere in subaffitto nell’abitazione in via Brioschi, a Milano, dove è stata uccisa.
A cura di Francesco Loiacono
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La ragazza uccisa, Jessica Faoro (Facebook)
La ragazza uccisa, Jessica Faoro (Facebook)

Alessandro Garlaschi, il tranviere di 39 anni fermato per l‘omicidio della 19enne Jessica Valentina Faoro, prima di lei aveva ospitato altre giovani ragazze in casa e se ne era vantato con i colleghi, mostrando loro alcune foto. Immagini talvolta anche esplicite: un collega ricorda di una ragazza immortalata mentre stirava in topless in casa di Garlaschi. Non era il caso di Jessica: la ragazza, dopo essere andata via da una comunità per ragazze madri – aveva avuto un figlio che aveva dato in adozione – aveva accettato da alcuni giorni di andare a vivere in subaffitto in casa del tranviere, descritto d'altronde come una persona sempre in cerca di soldi.

Il tranviere e l'ossessione per le giovani ragazze

Jessica, allontanatasi dalla sua famiglia fin da piccola così come il fratello, non poteva sapere che il 39enne aveva probabilmente un'ossessione per le giovani ragazze. Come riporta il "Corriere della sera", infatti, anche con le altre giovani che aveva ospitato in casa aveva seguito un copione simile, fatto di passeggiate, regali – l'ultimo martedì sera in un negozio di ottica nei pressi del Castello Sforzesco, dove il 39enne e la 19enne sono stati immortalati insieme – finalizzati a un approccio sessuale. Approccio che, respinto, sarebbe stato il movente del truce delitto consumatosi nella notte di ieri.

Garlaschi: Ho rigirato il coltello che aveva in mano contro di lei

Garlaschi agli inquirenti continua a ripetere di aver colpito per secondo, per difendersi da Jessica: avrebbe rigirato il coltello che la ragazza aveva in mano contro di lei e l'ha colpita allo stomaco. La versione degli inquirenti è diversa, e numerose e schiaccianti prove lo inchiodano. Il tranviere ha colpito la ragazza con più coltellate, poi ha provato – ma su questo come su altri aspetti dell'indagine c'è il massimo riserbo – a disfarsi del cadavere, che sarebbe stato trovato in un borsone. Avrebbe cercato di dare fuoco al corpo e di farlo a pezzi: per prendere tempo ieri mattina all'alba ha chiamato la sua azienda, l'Atm, per dire che stava male e non sarebbe andato a lavoro. Poi, dopo ore, si è arreso: è sceso in portineria insanguinato e ha detto "Ho una ragazza morta in casa". Lui stesso ha poi chiamato i soccorsi.

Restano ancora molti i dettagli da chiarire in questo orrendo delitto: manca ad esempio ancora l'arma del delitto, cercata dalla scientifica nella palazzina in via Brioschi dove si è consumato l'omicidio e nei dintorni, nel quartiere Stadera. Ed è anche da chiarire il ruolo della moglie di Garlaschi, che ieri notte non era in casa ma che è poi tornata in mattinata, quando il marito aveva già ucciso Jessica. La donna è stata portata in lacrime in questura dalla polizia ore prima che Garlaschi abbandonasse, scortato dagli agenti e insultato dai vicini, il luogo del delitto. Dove giaceva ancora il cadavere di Jessica, ragazza sola e col passato travagliato ammazzata brutalmente per aver detto un no.

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