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“Odio mia figlia, ucciderò quella scimmia…”. Le intercettazioni dei genitori della bambina picchiata

“Odio mia figlia, l’ho picchiata a morte”. Sono solo alcune delle frasi, intercettate, scambiate tra i genitori di una bimba di nemmeno quattro anni, picchiata brutalmente per settimane. In manette sono finiti un uomo e una donna di nazionalità egiziana, entrambi di 29 anni, accusati di maltrattamenti e lesioni. La colpa della bambina, che chiamavano “scimmia” sarebbe stata quella di avere un ritardo mentale e per questo di avergli “rovinato la vita”. La famiglia, con in tutto cinque figli, viveva in un appartamento occupato nel quartiere San Siro.
A cura di Salvatore Garzillo
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Odio mia figlia e ho un rifiuto per lei. Ho fatto cose bruttissime che non poi immaginare alla scimmia. Le ho pure rotto il braccio (…). L’ho picchiata a morte. Lei capisce, lei sa tutto, ma è furba e viziata. Metto il veleno dentro il suo mangiare”. A parlare così di una bambina di 3 anni e mezzo è sua madre. Queste poche frasi sono solo alcuni dei passaggi  intercettati dalla polizia locale di Milano mentre indagava sui due genitori egiziani accusati di aver picchiato e maltrattato per mesi la loro terza figlia. La coppia è formata da due 29enni egiziani, lui muratore e lei casalinga, che aveva il compito di badare ai cinque figli che hanno da uno a 8 anni. La loro vittima preferita era soprannominata “la scimmia” e la sua colpa era di avere un ritardo cognitivo che – a loro dire – gli aveva rovinato la vita.

La madre: Allora la uccido…

“Sono stanca e ho picchiato X e Y (altri due figli, ndr) per colpa sua. Mi conosci annegherò lei e la picchierò di continuo. Faccio finta di darle da mangiare, ma la pizzico. Odio mia figlia e ho un rifiuto per lei”, dice la madre rivolta al marito. E lui risponde con fermezza: “Allora la uccido”. Mette già i brividi così ma c’è la replica della compagna a peggiorare, se possibile, il quadro. “Si, posso anche io, metto il veleno dentro il suo mangiare. Ho fatto cose bruttissime che non puoi immaginare alla scimmia. Stai con lei, così capisci cosa passavo con lei. La scimmia è un grosso problema”. La coppia è arrivata in Italia nel 2010, due figli su cinque sono nati qui. Vivevano tutti in un appartamento occupato abusivamente nel quartiere San Siro ma non in via Ricciarelli, dove il 22 maggio un bambino di 2 anni è stato ucciso a botte dal padre.

Picchiata per settimane

Le indagini dell’Unità tutela donne e minori della polizia locale sono iniziate il 17 maggio dopo una segnalazione dell’ospedale Fatebenefratelli. Due giorni prima l’egiziano aveva accompagnato la bambina per una visita, ai medici ha detto che aveva un dolore al braccio dovuto probabilmente a una caduta accidentale dal divano. Le pessime condizioni igieniche della piccola hanno insospettito molto il personale, ma la conferma di un problema è arrivata con la radiografia. L’esame ha rivelato una frattura scomposta e un’altra calcificazione in corso, a dimostrazione di altre lesioni precedenti di almeno 3-4 settimane. La struttura ha contattato gli investigatori e sono partite le intercettazioni. “Io l’ho picchiata a morte – dice la madre – Lei capisce, lei sa tutto, ma è furba e viziata”. “L’abbiamo picchiata tutti e due”, ribatte il marito in arabo. “Lei è il tuo destino. Sa tutto e si approfitta di te”, conclude la moglie.

Le minacce dei genitori: Me la mangio viva

Gli investigatori hanno monitorato i due per evitare che potessero fare ancora male alla piccola. Ci sono diverse conversazioni in quei giorni, in un primo momento pianificano il rapimento della bambina ma poi emerge la loro intenzione di eliminarla definitivamente. Ancora una volta è la madre a introdurre l’argomento: “Se vado in ospedale me la mangio viva. Non sopporto la sua voce… brutta scimmia, scimmia… sei una grande merda! Merda! Mi ha stancato tantissimo questa scimmia”. Ed ecco la soluzione che il marito le suggerisce al telefono: “Portala in bagno ora e strangolala subito. Chiudi il suo naso così non respirerà più e falla finita”. I due sono stati catturati venerdì scorso subito dopo essere saliti su un autobus in stazione Centrale che li avrebbe portati all’aeroporto di Malpensa. Con loro c’erano gli altri quattro figli. In tasca avevano un biglietto di sola andata per l’Egitto, quando i poliziotti li hanno fermati hanno solo chiesto di fare in fretta perché temevano di perdere il volo.

I genitori negano: "Non siamo stati noi"

"Noi non l'abbiamo picchiata, è caduta in casa, ha sbattuto e si è fatta male da sola", si sono difesi davanti al gip di Milano i due genitori. Entrambi hanno negato ogni accusa sostenendo di non aver picchiato la figlia, nonostante ciò che affermano nelle intercettazioni.  Il gip non ha creduto alla versione della coppia e ha accolto la richiesta di convalida del fermo e della custodia cautelare.

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