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Occupazioni abusive, la nuova strategia della Regione: “Sgomberi di quartiere”

L’assessore regionale alla Casa della Lombardia, il leghista Stefano Bolognini, in un’intervista ha spiegato quale sarà la strategia per quanto riguarda le occupazioni abusive: “Sgomberare un appartamento in un caseggiato dove, per esempio, ne restano occupati altri venti, serve a poco e rischia di essere uno sforzo vano – ha detto Bolognini – quindi meglio procedere per quartieri”. Si partirà al Giambellino, a Milano.
A cura di Francesco Loiacono
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Uno sgombero al Giambellino (Immagine di repertorio)
Uno sgombero al Giambellino (Immagine di repertorio)

Non più singoli interventi su appartamenti occupati abusivamente, ma "sgomberi di interi quartieri". Questa la nuova linea della Regione Lombardia per quanto riguarda le occupazioni abusive, almeno secondo quanto affermato dall'assessore regionale alla Casa Stefano Bolognini. Il leghista, ex assessore provinciale alla Sicurezza, in un'intervista al "Corriere della sera" ha spiegato quale sarà l'approccio di Palazzo Lombardia su una questione molto importante, soprattutto con l'inverno alle porte: "Ormai l’esperienza ha reso evidente che sgomberare un appartamento in un caseggiato dove, per esempio, ne restano occupati altri venti, serve a poco e rischia di essere uno sforzo vano, perché la rete di abusivismo in poco tempo tornerà a impossessarsi anche di quell’alloggio liberato – ha spiegato Bolognini al Corsera -. Quindi meglio procedere per quartieri, perché allora una bonifica può far sentire i propri effetti per decenni". L'assessore ha anche stilato una sorta di cronoprogramma degli interventi: si partirà dal Giambellino, dove il palazzo al civico 18 dovrebbe essere demolito tra sette mesi. Seguiranno poi altri interventi alle Case bianche di via Salomone (le case che erano state visitate da Papa Francesco durante il suo primo viaggio a Milano), San Siro, via Bolla e via Gola. Tutte zone in cui l'emergenza abitativa, cui è legato il tema delle occupazioni abusive, è molto sentita.

L'ambito della Regione riguarda naturalmente solo le case popolari gestite dall'Aler, azienda partecipata dalla Regione. L'assessore nell'intervista ha comunque fatto intendere che i rapporti con il Comune di Milano, che gestisce una fetta del patrimonio immobiliare popolare attraverso Mm, sono buoni: "Tutti gli interventi sono concordati con prefetto e questore — che ne stabiliscono tempi e modalità — e condivisi con il Comune. E posso dire che finora ho avvertito una certa sensibilità della giunta ai temi della legalità, un atteggiamento molto diverso da quello della precedente amministrazione comunale (guidata da Pisapia, ndr)". Le dichiarazioni di Bolognini arrivano dopo giorni particolarmente caldi per quanto riguarda l'emergenza abitativa. A Milano in questi giorni è finita sotto i riflettori la situazione del collettivo "Aldo dice 26×1", circa 200 persone (incluse famiglie con bambini) che dopo un accordo col Comune hanno abbandonato l'edificio in via Oglio in cui si trovavano da due anni e hanno iniziato un'odissea alla ricerca di un tetto. Dopo aver occupato l'ex palazzo dell'Alitalia a Sesto San Giovanni ed essere stati sfrattati, anche grazie all'applicazione della circolare del ministro dell'Interno Matteo Salvini, i membri del collettivo hanno occupato una delle Torri Ligresti che si trovano in via Stephenson, alla periferia Nord-Ovest del capoluogo. La loro vicenda è però solo la punta dell'iceberg: le persone in attesa di una casa popolare a Milano sono circa 25mila, a fronte di migliaia di alloggi popolari vuoti e non assegnati, sia dell'Aler sia di Mm. Quest'ultima, ad aprile, assieme al Comune di Milano ha lanciato un "contatore" per seguire l'avanzamento di un progetto volto a riqualificare e assegnare tremila alloggi: da aprile sono oltre 300 quelli recuperati.

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