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‘Ndrangheta: chi è il sindaco di Seregno Edoardo Mazza, ai domiciliari per corruzione

Edoardo Mazza, sindaco di Seregno (Monza e Brianza), è finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione nell’ambito di una maxi operazione contro la ‘ndrangheta condotta dai carabinieri in Lombardia. Il primo cittadino, eletto per il centrodestra nel 2015, è famoso per le sue dirette Facebook in cui parla senza mezze misure: dopo gli stupri di Rimini era apparso con delle forbici in mano.
A cura di Francesco Loiacono
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Un video con le forbici in mano subito dopo gli stupri di Rimini, a indicare fin troppo esplicitamente la sua proposta per i colpevoli. E un aperitivo preso assieme all'ex vicepresidente della Lombardia Mario Mantovani all'interno di un bar di Seregno finito, in passato, nel mirino della prefettura per possibili infiltrazioni mafiose. Sono due istantanee che raccontano Edoardo Mazza, il sindaco di Seregno finito questa mattina ai domiciliari nell'ambito di una maxi operazione contro la ‘ndrangheta in Lombardia.

Mazza avrebbe favorito un imprenditore in cambio di voti

Mazza, avvocato civilista 38enne, è stato eletto nel 2015 con il sostegno di Forza Italia, Lega Nord e due liste civiche. E anche – almeno secondo gli inquirenti della procura di Monza e della Direzione distrettuale antimafia di Milano – grazie ai voti di un imprenditore locale di origine calabrese, ritenuto vicino ad alcune cosche di ‘ndrangheta. Il primo cittadino è accusato di corruzione: in cambio del sostegno dell'imprenditore (anche lui coinvolto nell'operazione odierna) gli avrebbe garantito la concessione dei permessi per la costruzione di un supermercato.

Il caso dello striscione di solidarietà al bar chiuso per ‘ndrangheta

Accuse che dovranno essere provate, certo. Ma che fanno assumere una luce diversa a certi eventi del passato recente di Seregno, popoloso centro in provincia di Monza e Brianza dove la ‘ndrangheta non è certo apparsa per la prima volta questa mattina. Era il 3 marzo del 2016, infatti, quando sulle saracinesche abbassate di un bar chiuso dalla prefettura per possibili infiltrazioni mafiose apparve uno striscione con la scritta: "Noi vi vogliamo bene". Ne seguirono molte polemiche, sulle quali il primo cittadino non prese posizione. D'altronde in quel locale Mazza aveva organizzato, come scritto sopra, una tappa della sua campagna elettorale con Mantovani: anche questa una circostanza che assume tutto un altro significato alla luce delle accuse odierne.

Peggio di Mazza, comunque, aveva fatto il precedente sindaco, il leghista Giacinto Mariani, che del bar chiuso aveva detto nel 2014: "E’ una panetteria come tutte le altre, è una famiglia come tutte le altre che ha una regolare attività sul territorio". Un segno di come la politica al nord – a voler essere garantisti – non si sia accorta dell'inesorabile e ormai assodata infiltrazione della criminalità organizzata calabrese nel territorio, specie nel Comasco e in Brianza.

Le sortite del sindaco contro accattoni e rom

A completare il ritratto del sindaco Mazza la sua passione per i social network. Tante le dirette del primo cittadino su Facebook: l'ultima è datata 21 settembre, con argomento la sicurezza e la percezione della sicurezza. Tra le altre dirette settimanali, oltre a quella già citata sui fatti di Rimini, anche una per invitare la cittadinanza a non dare più soldi a chi chiedeva l'elemosina, soprattutto ai rom: "Chi ha davvero bisogno è già aiutato dal Comune. Gli accattoni sono una delle piaghe che affliggono la nostra città. Sono ovunque e non sappiamo più come trovare una soluzione".

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