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Montanelli, a Milano presidio di Non una di meno: “Stupro, pedofila e colonialismo non sono errori”

Presidio del movimento “Non una di meno” in piazza della Scala a Milano per chiedere la rimozione della statua di Indro Montanelli e protestare contro la posizione del sindaco Beppe Sala. Dinanzi a Palazzo Marino sono giunti quasi 300 attivisti: “La violenza di genere, la pedofilia e il colonialismo vanno bandite, non si può rispondere semplicemente costruendo altro”, hanno spiegato prima di lasciare sull’asfalto la scritta “Colonialismo è stupro”.
A cura di Chiara Ammendola
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Le attiviste di "Non una di meno" sono scese in piazza questo pomeriggio per protestare contro la posizione del sindaco di Milano Beppe Sala sulla vicenda della statua di Indro Montanelli tra atti vandalici e proteste: il primo cittadino ha infatti ribadito che la statua non verrà rimossa dai giardini in Porta Venezia.

In piazza della Scala presenti quasi duecento i militanti della rete "Non una di Meno": “Siamo qua perché non riteniamo accettabile dal sindaco Sala e dai principali giornalisti italiani banalizzare la vicenda del colonialismo e della violenza sessuale – spiega Elena di Non una di Meno – ma anche perché vogliamo una città che non mantiene lo status quo e per quanto riguarda una statua dedicata alle vittime del colonialismo italiano, come qualcuno a proposto quasi in ‘compensazione', non crediamo sia un tema di par condicio: la violenza di genere, la pedofilia e il colonialismo vanno bandite, non si può rispondere semplicemente costruendo altro".

Il movimento chiede dunque un confronto serio non solo sulla statua di Montanelli che è uno dei problemi, ma anche sulle numerose vie intestate a vittorie di eserciti fascisti: "Milano necessità una seria riflessione sullo spazio pubblico". Alcune attiviste di Non una di Meno che partecipavano al presidio davanti a Palazzo Marino si sono poi mosse durante il flashmob raggiungendo la strada sulla quale hanno scritto in rosa: “Il colonialismo è stupro”. Sulla vicenda sono intervenute anche le figlie di Giuseppe Pinelli, l'anarchico morto tragicamente precipitando da una finestra della questura di Milano pochi giorni dopo la strage di piazza Fontana, aggiungendo alcuni dettagli sulla figura del giornalista: "Scrisse che Pinelli era un informatore della polizia e che si sarebbe suicidato – scrive Claudia Pinelli – Erano tutte menzogne, in tribunale dovette più volte chiedere scusa". L'altra figlia, Silvia, a Fanpage.it parla della "lettera a Camilla" Cederna scritta nel 1972 da Montanelli: "È una cosa allucinante, anche come tipo di accuse", mentre sulla statua spiega: "Va trovata un'altra collocazione".

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