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Milano, Sala in crisi d’identità: “Se mi ricandido lo faccio in discontinuità da me stesso”

Torna a parlare di un’eventuale ricandidatura a sindaco di Milano per le Comunali 2021 Beppe Sala: “Se mi ricandido, lo faccio in discontinuità con me stesso – ha detto in un’intervista all’Huffington Post – anche interpretando alcune sensibilità che non hanno casa in nessun partito, come per esempio quella ambientale”. Ma se sente la necessità di una discontinuità su alcuni temi, perché non attuarla già da adesso?
A cura di Francesco Loiacono
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"Se mi ricandido, lo faccio in discontinuità con me stesso". Torna a parlare dell'eventualità di un secondo mandato da sindaco Beppe Sala, primo cittadino di Milano dal giugno 2016. In una lunga intervista all'Huffington Post, l'ex commissario di Expo, che secondo alcune voci sarebbe tentato da un salto nella politica nazionale, ha affrontato temi legati al governo – "A Conte ho suggerito senza polemica di cambiare qualcuno, ma non vedo alternative all'alleanza con i Cinque stelle" -, alla situazione economica e sociale del Paese – "Vedo un autunno durissimo, il 17 agosto finisce il divieto di licenziare, è facile intuire che gli imprenditori stanno preparando dei piani di licenziamento significativi per l’autunno" – e alle polemiche sul cosiddetto "clima anti lombardo" che si respirerebbe per via dell'emergenza Coronavirus: "Il paese riparte solo se la Lombardia gioca un ruolo da protagonista, invece anche io ho letto in alcune reazioni un po’ di invidia e un certo compiacimento nel vedere colpita una Regione modello".

La decisione sulla ricandidatura entro fine settembre

Dopo un'autocritica per il "Milano non si ferma", che però secondo Sala non era legato tanto al Pil quanto all'indole dei milanesi, l'ex commissario unico di Expo ha affrontato il nodo di una sua eventuale ricandidatura alle Comunali del 2021 ribadendo per la verità concetti già espressi in passato: da un lato ha detto di non aver pronto un "piano b" dal punto di vista politico (quindi niente "salto" a livello nazionale), dall'altro che una decisione su un'eventuale ricandidatura verrà comunicata solo entro fine settembre. Anche per definire come potrà essere il suo eventuale secondo nuovo mandato da sindaco di Milano Sala ha scelto una formula già utilizzata: la "discontinuità da se stesso". Cosa sia precisamente non è chiaro: nell'intervista Sala ha affermato di voler interpretare "alcune sensibilità che non hanno casa in nessun partito, come per esempio quella ambientale", mentre in passato (a novembre al "Linkiesta festival", quando aveva utilizzato la stessa formula della "discontinuità da se stesso") aveva spiegato: "Se mi ricandidassi vorrei attorno a me persone nuove, più giovani, più fresche che affianchino persone esperte. Mi ricandiderei in discontinuità con me stesso per lavorare sulle questioni di equità sociale. Dovrei cambiare io su certe cose e vorrei cambiare parte delle persone che lavorano con me per andare in quella direzione".

Perché non agire già in discontinuità, se ne avverte la necessità?

A parte la possibile ironia su un Sala in crisi d'identità, non si capisce però perché un sindaco che già intuisce la necessità di importanti svolte su alcuni temi, come quello ambientale (su cui le critiche, ad esempio dei Fridays for future, non mancano) e di equità sociale (la "Milano a due velocità", con le differenze tra centro e periferie, resta un grosso nodo), non possa già da adesso cambiare marcia e segnare quella discontinuità che proclama. Il sindaco ne ha tutti i mezzi: è alla guida di una giunta solida, e soprattutto con un'opposizione in Consiglio comunale che appare molto chiassosa, ma poco incisiva, complice anche la crisi di alcune forze come i Cinque stelle (che recentemente sono passati da tre a due consiglieri, dopo il passaggio di Simone Sollazzo al Gruppo misto). Forti sensibilità ambientali e sociali, per altro, non mancano certo nella squadra di Sala: basterebbe forse semplicemente dare loro maggior spazio, a scapito della continua ricerca di equilibrio con altri interlocutori (le famose partnership tra pubblico-privato) che inevitabilmente pongono in primo piano i propri interessi e profitti.

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