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Milano, il Villaggio di Natale è un incubo: si paga a prezzo pieno, ma è costruito a metà

Il “Sogno del Natale” rischia di finire in tribunale, con una class action che potrebbe coinvolgere migliaia di persone. Il villaggio natalizio all’ippodromo di Milano, che prometteva un mondo incantato abitato da elfi, renne e creature fantastiche, si è rivelato una delusione. Molte famiglie infuriate hanno protestato dopo aver scoperto che l’enorme area del parco era in realtà mezza vuota, con decorazioni sparute e provvisorie, cantieri aperti e fango, strutture traballanti e un clima ben poco natalizio. Tutta colpa del maltempo, si giustificano gli organizzatori, che ammettono: il villaggio non è stato completato e “siamo al cinquanta per cento di quello che avremmo voluto mettere”. Ma il parco è stato comunque aperto, a prezzo pieno, senza informare la clientela del cambiamento. “È stato venduto un prodotto con una pubblicità ingannevole”, attacca il Codacons, che sta preparando un’azione legale.
A cura di Simone Gorla
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Doveva essere un’esperienza indimenticabile per i bambini e i loro genitori. Un viaggio in un universo incantato abitato da elfi, renne e creature fantastiche. La pubblicità del “più grande villaggio di Babbo Natale d’Italia”, aveva convinto proprio tutti. Tanto che centinaia di famiglie da tutta Italia avevano prenotato i biglietti e speso (tanto) per regalare ai propri figli una giornata speciale. Ma alla prova dei fatti, la favola natalizia si è rivelata più simile a un film horror.

Il villaggio di Natale è un incubo: pronta la class action

Rischia infatti di concludersi con una class action per chiedere il rimborso dei biglietti da parte di migliaia di persone l’avventura del “Sogno del Natale”, il villaggio con mercatino allestito all’ippodromo di San Siro a Milano e sommerso da un’ondata di critiche da parte di clienti infuriati. Perché, dopo i rinvii dovuti al maltempo e all’intervento della procura per irregolarità nel cantiere, quando il villaggio ha aperto era tutt’altra cosa rispetto alle aspettative: piccolo, con decorazioni scarne tra fango, cantieri aperti e un’atmosfera ben poco natalizia. Una situazione documentata subito in un video di Selvaggia Lucarelli, in cui la giornalista stronca senza pietà il villaggio, paragonandolo a una realtà “post-bellica, in una città dell’Europa dell’est”.

Cosa è successo? Semplice. Solo una parte delle strutture previste all’esterno della grande casa di Babbo Natale è stata montata. Tutta colpa del maltempo, sostengono gli organizzatori. Che in una nota hanno spiegato di aver dovuto “semplificare l’allestimento dell’area esterna” a causa della pioggia.

"Non è al livello del progetto"

Ma l’allestimento, in realtà, non sarebbe stato semplificato quando drasticamente ridotto, anzi dimezzato. A raccontarlo è uno degli organizzatori dell’iniziativa. “Non è al livello del progetto” perché “molte cose sono rimaste in magazzino” altrimenti “avremmo dovuto tenere il cantiere aperto altri dieci giorni”, spiega a mezza voce un responsabile del villaggio.  “A un certo punto si è dovuto aprire perché il Natale non si sposta” anche se per quanto riguarda l’esterno “siamo al cinquanta per cento di quello che avremmo voluto mettere, purtroppo è andata così”, ammette. In pratica, di fronte alle difficoltà nell’allestimento, si è deciso di non concludere il villaggio, ma di aprirlo comunque al pubblico. Senza informare, però, la clientela del cambiamento avvenuto. 

È lo stesso organizzatore a farci un esempio che aiuta a capire quello che è successo. A nessun visitatore è sfuggito che l’ingresso del villaggio è un semplice cancello a metà del muro di cinta dell’ippodromo, spoglio e privo di qualsiasi attrattiva. In realtà, apprendiamo, “c'era un portale di ingresso” ma non è stato montato “perché altrimenti dovevamo rimandare di due giorni, solo per montare il portale”. Insomma, “è stato un compromesso”.

Il sequestro, la pioggia e i rinvii

Che qualcosa non andasse per il verso giusto si era capito già a poche settimane dall’inaugurazione: invece delle campanelle della slitta di Santa Claus, i papà e le mamme avevano iniziato a sentire suonare i campanelli d’allarme. Il 13 novembre, a dieci giorni dall’apertura, è arrivato l’intervento della procura di Milano che ha messo sotto sequestro le strutture in costruzione all’interno del prato dell’ippodromo di Milano perché il cantiere non rispettava le norme di sicurezza e igiene previste per i luoghi di lavoro.

Primo rinvio dell’apertura – dal 22 al 29 novembre – e primi problemi per chi aveva già acquistato i ticket, costretto a scegliere una data successiva e riorganizzare il viaggio, per non deludere i figli. L’incubo si ripete il 27 novembre, due giorni prima della nuova data di inaugurazione, quando viene comunicato che “a causa del maltempo eccezionale di questo novembre il cantiere del Sogno del Natale ha subito forti rallentamenti, che hanno indotto gli organizzatori a posticipare l’apertura al 5 dicembre”.

Code e fango: scoppiano le proteste

Si arriva così finalmente all’inaugurazione, ed è a questo punto che il sogno per molti si trasforma in incubo. Al posto del mondo incantato, bimbi e adulti trovano un’enorme area in gran parte vuota, decorazioni sparute e provvisorie, cantieri aperti e fango, strutture traballanti e un clima ben poco natalizio. Non solo: l’annunciato “pittoresco mercatino in stile nordico popolato dai simpatici aiutanti di Babbo Natale” si rivela alla prova dei fatti composto da poche casette di legno, la maggior parte dedicati alla vendita di cibo. In compenso ci sono stand che vendono aspirapolveri e addirittura oggetti erotici. Sui social esplode la rabbia: centinaia di messaggi per denunciare “le code infinite al gelo” per entrare nella casa di Babbo Natale, la “desolazione totale“, la delusione per il trenino “un bel giro del muro di cinta”. “Persino la Stazione Centrale a Milano, in una sera qualsiasi ha più appeal”, scrive qualcuno.

Il Codacons studia un'azione legale

Dopo le proteste si è mosso anche il Codacons, che sta studiando una class action. “Abbiamo ricevuto più di duemila segnalazioni”, spiega a Fanpage.it l’avvocato Valentina Danza, “il problema è che il villaggio non rispetta le aspettative rispetto a come è stato sponsorizzato. È stato venduto un prodotto con una pubblicità ingannevole”. Su Facebook è comparso un gruppo spontaneo, con quasi duemila e cinquecento iscritti, che raccoglie le segnalazioni e offre indicazioni per chi vuole chiedere il rimborso del biglietto. Per questo il Codacons ha organizzato un form “per dare la possibilità ai consumatori di partecipare a una class action che stiamo studiando. Stiamo recuperando tutti i nominativi – prosegue Danza -, a cui chiediamo documento e biglietto, per poterli poi inserire nell’azione da depositare il tribunale”.

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