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Milano, il Dna dello stupratore dell’anziana non era nelle banche dati: ecco cosa ha ritardato le indagini

La cattura dell’uomo che il 21 settembre ha stuprato e rapinato una donna di 70 anni a Milano è stata rallentata dall’assenza del Dna dello stupratore nelle banche dati delle forze dell’ordine. L’uomo, un 42enne rumeno, era infatti già stato arrestato dieci anni fa a Genova per aver violentato una trentenne, ma il suo profilo genetico non era stato catalogato.
A cura di Francesco Loiacono
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Si trova in carcere a Mantova, in attesa dell'interrogatorio di garanzia, l'uomo che il 21 settembre ha violentato e rapinato una donna di 70 anni a Milano. Si tratta di un recidivo: l'uomo, un 42enne rumeno, dieci anni fa era già stato arrestato per un altro stupro commesso a Genova, ai danni di una trentenne, e aveva da poco finito di scontare dieci anni di condanna, parte in Italia e parte nel suo Paese. Dalla Romania però l'uomo è giunto nuovamente nel nostro Paese, dove la mattina del 21 settembre si è reso protagonista di un nuovo, grave episodio: ha seguito una donna di 70 anni nel suo appartamento in zona Comasina, alla periferia nord di Milano, è riuscito a introdursi nella sua abitazione e dopo averla minacciata l'ha prima stuprata e poi rapinata.

Il fermo dello stupratore risale alla mattinata di ieri, domenica 30 settembre. Il lasso di tempo intercorso tra lo stupro e la cattura del 42enne, nonostante i suoi precedenti, è dovuto secondo la procura alla mancanza del suo Dna nelle banche dati. Non c'è stata quindi la possibilità di avere un riscontro immediato e diretto tra le tracce biologiche relative all'ultima violenza e il profilo genetico del 42enne, già condannato per abusi. Una circostanza che non sarebbe un caso isolato, ma che al contrario sarebbe piuttosto frequente negli episodi di violenze sessuali. Per catturare il 42enne si è resa necessaria una lunga indagine: prima, grazie ai movimenti registrati dal telefono cellulare che l’uomo aveva rapinato alla sua vittima, gli investigatori hanno tracciato i suoi movimenti. Il 42enne in un primo momento si era trattenuto a Milano e poi si era spostato nel Mantovano, a Quistello, ospite di alcuni conoscenti risultati estranei alla vicenda. Dopo averlo individuato gli investigatori gli hanno dovuto effettuare un prelievo di nascosto del Dna per compararlo con i profili genetici trovati in casa della 70enne. Solo a questo punto è stato possibile fermarlo. Nei prossimi giorni il rumeno sarà interrogato per rogatoria dal giudice per le indagini preliminari di Mantova, competente sul territorio di Quistello, in cui è avvenuto il fermo: successivamente l'uomo sarà ascoltato anche dai magistrati milanesi che indagano sulla vicenda (Gianluca Prisco e Letizia Mannella), che cercano di capire se l'uomo possa essere il responsabile anche di altri casi di violenza sessuale rimasti irrisolti.

Salvini ha chiesto per lo stupratore la castrazione chimica

Intanto ieri, dopo la notizia del fermo dello stupratore da parte della polizia, il ministro dell'Interno Matteo Salvini aveva rilanciato un cavallo di battaglia della Lega, chiedendo la castrazione chimica per l'uomo: "Beccato dalla Polizia lo SCHIFOSO che qualche giorno fa aveva rapinato e stuprato una donna di 70 anni in casa sua a Milano – aveva scritto Salvini su Facebook – Un recidivo. Era già stato rispedito in Romania per un’altra violenza di dieci anni fa ma, uscito dal carcere, ha pensato bene di tornare subito in Italia! Posto che questo soggetto dovrebbe essere subito restituito alle patrie galere (e questa volta suggerisco di buttare la chiave), confermo l’opportunità della castrazione chimica farmacologica per “curare” questi infami: altri Paesi la sperimentano da anni, perché in Italia no???".

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