Milano, basta accanirsi sulla “troppa gente in giro”: solo il 2,6 per cento non è in regola

"C'è troppa gente in giro" a Milano. Una frase che avrete sentito ripetere spesso, negli scorsi giorni, talvolta utilizzata anche per cercare di giustificare il fatto che i casi di Coronavirus in città non sembrano rallentare come altrove in Lombardia. Ultimamente l'argomento è stato anche fonte di una polemica a distanza tra l'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, e il sindaco di Milano Beppe Sala, che aveva respinto al mittente l'accusa invitando nel caso la Regione a fare una nuova ordinanza per contenere ulteriormente gli spostamenti dei milanesi. Ma lo stesso sindaco, non troppo tempo fa, aveva chiesto alla polizia locale e alla prefettura più controlli perché "c'è oggettivamente troppa gente in giro".
Dai controlli emerge un dato inconfutabile: pochissimi quelli non in regola
Eppure, proprio dai controlli chiesti a gran voce contro i "furbetti della quarantena", tra runner incalliti e irriducibili delle passeggiate, si evince come siano pochissimi quelli che non rispettano le regole. Il dato fornito dallo stesso sindaco Sala (che evidentemente ha cambiato idea sull'argomento, visto che oggi ha anche condiviso una classifica stilata dall'Economist che pone Milano in cima alle città più rispettose dei divieti in tutto il mondo) era di un 5 per cento di irregolari. Ma l'ultimo dato diffuso dalla prefettura e relativo alla giornata di ieri, martedì 14 aprile, è ancora più basso: su 25.003 persone controllate, solo 666 sono state multate con una sanzione da 400 e 3000 euro per il mancato rispetto delle misure di contenimento. In termini percentuali, si tratta del 2,6 per cento delle persone controllate. Ancora meno, appena 4 persone, quelle che sono state denunciate per una violazione però più grave, ossia non aver rispettato la quarantena anche se positivi.
Se la gente in giro è troppa è perché poche aziende sono chiuse
In un mondo ideale, certo, sarebbe bello se tutti rispettassero la legge e restassero a casa. Ma in ogni caso il dato, bassissimo, relativo a chi non rispetta le misure di contenimento dimostra come il problema dell'incremento dei contagi non risieda (solo) in chi, anziché restare a casa, va in giro senza motivo. Ma quindi, direte voi, in giro a Milano non c'è nessuno? Qui la questione si fa diversa, e per certi versi interessante. Perché la percezione che ci sia "troppa gente in giro" può anche essere dovuta al fatto che, effettivamente, a Milano sono troppe le persone che non sono a casa, ma per un giustificato motivo. Per lavoro, sostanzialmente. Da ieri, con la parziale riapertura del lockdown (che ha interessato anche la Lombardia, nonostante l'ordinanza regionale sia in apparenza più rigorosa), secondo una stima della Cgil circa 60mila persone in più sono tornate al lavoro in tutta l'Area metropolitana. In totale sono circa 580mila i lavoratori dipendenti al lavoro, a cui si aggiungono 80mila lavoratori impegnati nel settore dei lavori domestici. Purtroppo non si sa con certezza (dalla Regione non arrivano risposte in tal senso) se anche parte di questo esercito di lavoratori finisca tra i nuovi contagi, oppure se gli stessi riguardino operatori sanitari, persone che si contagiano in casa, anziani ospiti delle Rsa. Quel che è certo è che non ci si può accanire contro la troppa gente in giro, per giustificare la mancata decrescita dei casi (e i morti che aumentano in maniera drammatica). Perché si tratta di gente "costretta" ad andare a lavorare da qualcun altro. Magari gli stessi che li accusano di essere i nuovi untori.