È servita una sentenza di un tribunale per dimostrare quello che il buon senso e le proteste avevano già reso manifesto: e cioè che l'atteggiamento della giunta leghista di Lodi in merito al "caso mense" è stato discriminatorio. Ma quella di ieri rischia di essere una vittoria a metà se i propugnatori del regolamento comunale che ha scatenato roventi polemiche non faranno un passo indietro compiendo quel piccolo atto di umiltà che ai nostri giorni (e in Italia) sembra essere dannatamente difficile: chiedere scusa e ammettere di aver sbagliato.
Dalla Lega niente scuse: Andiamo avanti
Ieri, dopo che il tribunale di Milano ha accertato la "condotta discriminatoria del Comune di Lodi" sul caso mense in città è scoppiata la comprensibile festa del Coordinamento uguali doveri, l'organizzazione che più di tutte si è battuta contro la sindaca leghista Sara Casanova e che era arrivata a garantire, grazie alla solidarietà di tante persone, l'accesso al servizio mense a tutti i bambini ingiustamente danneggiati dalle norme contenute nel regolamento (qui avevamo spiegato nel dettaglio la vicenda). Ma neanche davanti alla sentenza del tribunale dalla Lega sono arrivate le scuse, anzi: "Come Lega non cambiamo idea e andiamo avanti ad appoggiare la norma di buon senso varata dal Comune di Lodi", ha scritto oggi il deputato del Carroccio Paolo Grimoldi, segretario della Lega lombarda, che in un post su Facebook ha poi continuato a operare una distorsione nella vicenda alimentando commenti risentiti verso gli stranieri (e verso i giudici): "Perché bisogna regalare la mensa gratuita a chi magari in patria è proprietario di immobili? – ha scritto Grimoldi – Perché un cittadino italiano per accedere ad una tariffa agevolata deve dimostrare di non possedere immobili e pretendere altrettanto da un cittadino extra UE è discriminatorio?".
La Lega continua a distorcere e strumentalizzare il caso
Queste ultime affermazioni di Grimoldi non sono corrette: nessuno vuole "regalare la mensa gratuita a chi magari in patria è proprietario di immobili". Inoltre, il tribunale non ha criticato il Comune di Lodi per aver chiesto che i cittadini extra Ue dimostrino di non possedere immobili nel Paese di provenienza. Il punto è che alle famiglie extracomunitarie sono state imposte regole diverse da quelle in vigore per le famiglie italiane e comunitarie. E infatti nella sentenza il tribunale ordina al Comune di modificare il regolamento "in modo di consentire ai cittadini non appartenenti all'Unione europea di presentare la domanda di accesso a prestazioni sociali agevolate mediante la presentazione dell'Isee alle stesse condizioni (il grassetto è nostro, ndr) previste per i cittadini italiani e dell'Unione europea in generale". La Lega avrà il coraggio (perché di coraggio si tratta) di cogliere il punto o continuerà ad alimentare strumentalizzazioni sul caso? Fino a quando non arriveranno le scuse del Carroccio si tratterà purtroppo di una vittoria a metà, perché altri sindaci in giro per l'Italia potranno continuare a pensare che discriminare sia una "norma di buon senso".