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Inchiesta Expo, confermata in appello condanna a un anno per Roberto Maroni

È stata confermata in appello la condanna a un anno per l’ex governatore della Lombardia, Roberto Maroni, per l’inchiesta Expo. L’ex governatore era imputato per induzione indebita e turbata libertà di scelta del contraente per presunte pressioni volte a far ottenere incarichi e consulenze a due sue ex collaboratrici dei tempi del Viminale.
A cura di Francesco Loiacono
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È stata confermata in appello la condanna a un anno per l'ex governatore della Lombardia, Roberto Maroni, per l'inchiesta Expo. La sentenza riguardava la vicenda delle presunte pressioni che Maroni avrebbe fatto per far ottenere consulenze lavorative a due sue ex collaboratrici conosciute durante il suo periodo da ministro dell'Interno, Mara Carluccio e Maria Grazia Paturzo (quest'ultima mai indagata ed estranea alle vicende giudiziarie).

Maroni condannato in appello per il caso delle consulenze Expo

Per l'ex governatore, imputato per induzione indebita e turbata libertà di scelta del contraente, il procuratore generale di Milano, Vincenzo Calia, in sede di requisitoria aveva chiesto una condanna a due anni e sei mesi, stessa richiesta che era pervenuta in primo grado quando il leghista era stato condannato a un anno di reclusione (con pena sospesa) per il solo reato di "turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente". La corte, presieduta da Piero Gamacchio, ha riqualificato il reato di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente in "turbata libertà degli incanti". Confermata l'assoluzione, emessa in primo grado, per l'accusa di induzione indebita relativa al tentativo di far inserire a spese di Expo, Maria Grazia Paturzo nella delegazione per un viaggio a Tokyo nel 2014. Confermate in secondo grado anche le condanne ad un anno per Giacomo Ciriello, ex capo della segreteria del governatore, a 10 mesi e 20 giorni per Andrea Gibelli, ex segretario generale del Pirellone e presidente di Fnm spa e a 6 mesi per Mara Carluccio.

La procura  generale aveva chiesto due anni e sei mesi

Maroni, che nella scorsa udienza si era difeso in aula rendendo dichiarazioni spontanee nelle quali aveva riferito di non aver mai "preteso e imposto nulla a nessuno" nella sua lunga attività politica, era stato rinviato a giudizio nel luglio del 2015 con l'accusa di aver fatto pressioni per favorire due delle sue ex collaboratrici: per la Carluccio le pressioni sarebbero state orientate a conferirle una consulenza in Eupolis, ente di ricerca della Regione, mentre per la Paturzo le pressioni sarebbero state fatte per farla partecipare a una missione istituzionale della Regione a Tokyo in vista dell'Expo 2015. Missione alla quale però alla fine non parteciparono né Maroni né la sua ex collaboratrice.

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