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“Il prezzo è stato pagato”: così il sindaco di Legnano Fratus ricambiava i voti del candidato sconfitto

La nomina della figlia neolaureata nel Cda di una partecipata pubblica in cambio dei voti al ballottaggio da parte di un candidato sconfitto al primo turno. È l’episodio che ha portato all’accusa di corruzione elettorale a carico del sindaco di Legnano, Gianbattista Fratus, arrestato insieme a due assessori della sua giunta. La giovane intercettata ammetteva: “Non ci capisco niente”.
A cura di Simone Gorla
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Il sindaco di Legnano, Gianbattista Fratus
Il sindaco di Legnano, Gianbattista Fratus

"Il prezzo è stato pagato". La figlia di un candidato sindaco sconfitto alle Comunali di Legnano del 2017 nominata nel consiglio di amministrazione di una società pubblica, pur senza avere nessuna esperienza. Sarebbe questo, secondo i magistrati di Busto Arsizio, il "prezzo" pagato dal sindaco di Legnano, Gianbattista Fratus, per i voti ricevuti al ballottaggio da Luciano Guidi, candidato per la lista civica Alternativa popolare. Pochi mesi dopo la figlia di Guidi, Martina, entra nel Cda della società Aemme Linea Ambiente di Legnano, pur senza avere mai lavorato nel settore della gestione dei servizi legati. Un episodio che ha portato gli inquirenti a contestare al sindaco Fratus il reato di corruzione elettorale. A cui si sommano altre accuse a vario titolo: turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, nell'ambito dell‘indagine che lo ha portato agli arresti domiciliari. Con lui in manette sono finiti il vicesindaco e assessore al bilancio Maurizio Cozzi (Forza Italia), in carcere, e l'assessore alle opere pubbliche Chiara Lazzarini, ai domiciliari. In totale sono undici le persone indagate. "Il prezzo è stato pagato", confermava l'assessore Lazzarini in una telefonata intercettata.  "Che i voti siano stati poi dati è lo stesso candidato a dichiararlo, con un video sui social. La vicenda è raccontata dagli indagati nelle telefonate intercettate. Non ci sono margini per spiegazioni alternative”, ha sottolineato il sostituto procuratore Nadia Calcaterra, che ha coordinato le indagini. Il sindaco e gli assessori sono poi stati sospesi dal prefetto.

La giovane nominata dal sindaco: Non ci capisco niente

La mancanza di esperienza per svolgere il lavoro che le era stato assegnano veniva ammessa dalla stessa Martina Guidi: "Non le capisco, ho provato a leggerle ma non mi è chiara la tempistica (…) ho sempre paura di dire delle cazzate", si legge nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Busto Arsizio, Piera Bossi. Parole che per il gip dimostrano "la consapevolezza della sua mancanza di esperienza" per poter ricoprire il posto che le era stato assegnato. Per il giudice emerge la "totale assenza di ragioni concrete a giustificazione della nomina di una neo laureata" del tutto priva "di quell'esperienza professionale necessaria" e che ignorava "le procedure concrete anche solo di redazione di un verbale di Cda". Analizzando il sistema di nomine parallele a appalti pilotati dagli indagati, il gip parla di "logiche di supremazia personale e di controllo totalitario delle amministrazioni pubbliche".

L'assessore intercettato: Accordo con Salvini per il ballottagio

"Prima del ballottaggio a livello regionale io ho fatto un accordo con Paolo Alli, Salvini e quell'altro provinciale loro della Lega, in cui Paolo Alli e Guidi hanno detto che mi avrebbero appoggiato al ballottaggio e che io in cambio gli avrei dato un posto, quindi io devo mantenere questa promessa che ho fatto io, Gianbattista Fratus". Con queste parole l'assessore Chiara Lazzarini, intercettata dagli investigatori, spiegava ciò che avrebbe detto il sindaco Gianbattista Fratus. In un'altra telefonata Lazzarini discuteva con un altro assessore, Letterio Munafò l'accordo politico per il ballottaggio con riferimento all'accordo illecito che ha portato alla nomina di Martina Guidi.

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