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“I soldi sono finiti”: la lettera di Alessandro, che ha ucciso mamma e nonna e si è suicidato

Resta il mistero sui motivi che hanno spinto il 28enne Alessandro Turati a uccidere la madre e la nonna e poi a suicidarsi. La tragedia mercoledì pomeriggio a Paina di Giussano: nell’abitazione teatro del delitto il ragazzo ha lasciato una lettera di scuse, che però non chiarisce i dubbi.
A cura di Francesco Loiacono
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"I soldi sono finiti". Questo era scritto nella lettera che Alessandro Turati ha lasciato prima di uccidere mamma e nonna e di suicidarsi. Una missiva confusa, piena di scuse. Scritta probabilmente di getto prima di compiere il duplice omicidio e di uccidersi, in una notte che a Paina di Giussano, in provincia di Monza e Brianza, difficilmente dimenticheranno. Una lettera che non chiarisce il mistero: perché Alessandro è arrivato a compiere un gesto così estremo? Il ragazzo, 28 anni e inoccupato, non aveva mai mostrato comportamenti violenti o tendenze suicide. I vicini lo descrivevano come una persona educata, per gli amici era un ragazzo colto che poteva affrontare qualsiasi discorso. Frequentava un pub vicino casa, alle spalle di via Ada Negri, dove lo avevano soprannominato il "Baffo" per via del suo look. Baffi folti, capelli lunghi, vestiti scuri ed eleganti, con un lungo cappotto nero anche d'estate. Alessandro era un po' dark, beveva molto ma "sfogava" gli eccessi alcolici in dormite, più che in sfuriate. Quando non era al pub o in giro per locali con gli amici era un tipo taciturno: il "Corriere della sera" riferisce della sua frequentazione con escort e drag queen, come si evince anche dai suoi contatti Facebook, ma sono dettagli che non hanno nulla a che fare con quello che è successo.

Il profilo Fb del ragazzo è diventato commemorativo

Adesso il profilo social del ragazzo è diventato commemorativo: restano le foto, ma non è più possibile lasciare messaggi, un'accortezza forse pensata – non si sa se dallo stesso Alessandro – per evitare insulti. Prima che il profilo venisse in parte oscurato, campeggiava come ultimo messaggio una scritta: "L’amore non è tutto ciò di cui hai bisogno". Forse ad Alessandro mancava un obiettivo, una meta da raggiungere: aveva abbandonato gli studi di Giurisprudenza alla Bicocca e, per lui che voleva diventare avvocato, questa rinuncia era pesata. Forse al 28enne mancavano i soldi, come da lui scritto nella lettera d'addio: eppure sembra che la famiglia non avesse problemi economici, tra lo stipendio da impiegata della madre, la pensione della nonna, l'88enne Paola Parravicini, e quella di reversibilità del padre di Alessandro, morto quattro anni fa. Forse proprio la morte del genitore aveva avviato quel lento processo che è culminato nella tragedia di mercoledì notte. Troppi dubbi, poche certezze in questo dramma famigliare, che probabilmente resterà insondabile, ma la cui dinamica è tragicamente chiara. Quando i soccorritori hanno sfondato la porta dell'abitazione in via Negri hanno trovato le due donne dissanguate nei loro letti, uccise nel sonno. Anche Alessandro era riverso a terra in un lago di sangue, con i polsi tagliati e ferite al petto. Due i coltelli usati per la strage, sequestrati dai carabinieri. Tre i corpi che la sorella di Alessandro, che lavora come hostess e da anni non viveva più in casa, si è ritrovata improvvisamente a piangere. Proprio lei ha dato l'allarme, mercoledì pomeriggio: telefonava, ma nessuno le rispondeva. La madre, la nonna e il fratello erano probabilmente tutti già morti.

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