Formigoni, la procura generale fa ricorso contro i domiciliari

La procura generale di Milano ha presentato ricorso in Cassazione contro il provvedimento con cui a Roberto Formigoni è stata concessa la detenzione ai domiciliari. Secondo l'avvocato generale Nunzia Gatto non ci sarebbe il requisito della "collaborazione impossibile" riconosciuto invece all'ex governatore lombardo come criterio per farlo uscire dal carcere e fargli scontare la condanna per corruzione ai domiciliari. Formigoni dunque, secondo la procura, potrebbe invece collaborare. La procura generale ha chiesto dunque alla Suprema corte di annullare l'ordinanza del tribunale di sorveglianza dello scorso 22 luglio e di far riesaminare nuovamente il caso dell'ex governatore lombardo allo stesso tribunale.
Da agosto Formigoni non avrà più vitalizio e pensione da senatore
Roberto Formigoni, 72 anni, a febbraio è stato condannato in via definitiva per corruzione per la vicenda Maugeri-San Raffaele a cinque anni e dieci mesi, pena massima dal momento che non gli sono state riconosciute le attenuanti generiche perché Formigoni non si era mai fatto interrogare. E proprio questo sarebbe un altro elemento citato nel ricorso in Cassazione da parte della procura. Dopo aver scontato cinque mesi della sua condanna nel carcere di Bollate, alle porte di Milano – dove è stato recluso per via della legge Spazzacorrotti – lo scorso 22 luglio Formigoni ha ottenuto i domiciliari: dovrà scontare il resto della pena, che termina nel 2023, nell'abitazione di un amico a Milano dove abitava anche prima della condanna. Solo ieri era arrivata la notizia della sospensione del vitalizio e della pensione da senatore per Formigoni a partire da agosto: adesso la notizia del ricorso della procura generale che potrebbe far tornare nuovamente in carcere l'ex governatore lombardo.