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Roberto Formigoni, concessi gli arresti domiciliari: accolta la richiesta dell’ex governatore

I giudici del tribunale di sorveglianza di Milano hanno concesso gli arresti domiciliari a Roberto Formigoni. L’ex governatore lombardo era detenuto dallo scorso 22 febbraio dopo la condanna in via definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione. Ora potrà continuare a scontare la pena in un’abitazione da lui stesso indicata.
A cura di Chiara Ammendola
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Il giudice del tribunale di Sorveglianza di Milano Gaetano La Rocca ha concesso gli arresti domiciliari a Roberto Formigoni, detenuto dallo scorso 22 febbraio dopo la condanna in via definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione, accogliendo così la richiesta dei legali dell'ex presidente della Lombardia. Gli avvocati Luigi Stortoni e Mario Brusa avevano infatti chiesto che Formigoni, detenuto nel carcere di Bollate, potesse continuare a scontare la pena in un'abitazione da lui stesso indicata e che facesse del volontariato presso un istituto religioso. "Il giudice ha accolto in pieno le nostre richieste riconoscendo che effettivamente Formigoni non ha più la possibilità di collaborare sui fatti di cui era stato accusato – ha spiegato l'avvocato Stortoni – rigettando tutti i punti evidenziati dalla procura che era contraria alla nostra richiesta. Il giudice ha evidenziato che Formigoni era stato assolto per l'associazione a delinquere e i pm non avevano fatto neanche ricorso. Il sostituto procuratore generale aveva invece preso dato il suo parere favorevole ai domiciliari"

I legali dell'ex governatore: "Spazzacorrotti" non è retroattiva

Formigoni si era presentato davanti ai giudici il 17 luglio con i suoi legali che avevano chiesto i domiciliari per il loro assistito in virtù dell'età, 71 anni, e avevano sostenuto la non retroattività della legge "Spazzacorrotti". La norma pubblicata in Gazzetta ufficiale lo scorso gennaio, infatti, preclude ai condannati per reati contro la pubblica amministrazione di accedere ai benefici penitenziari e alle misure alternative alla detenzione, a meno che non collaborino con la giustizia. La Corte d'Appello di Milano, lo scorso marzo, aveva respinto la richiesta, ma il sostituto procuratore generale di Milano, Nicola Balice, questa volta ha dato parere favorevole all'istanza.

Formigoni: Riconosco il disvalore dei miei comportamenti

Decisivo il cambio di linea dell'ex governatore. Durante le indagini e i processi Formigoni ha sempre sostenuto di essere innocente e rifiutato di sottoporsi agli interrogatori. Davanti ai magistrati di sorveglianza, invece, per la prima volta ha riconosciuto "il disvalore" dei suoi comportamenti. Inoltre ha spiegato che intende chiedere di poter fare volontariato in un convento di suore fino al termine della pena, previsto per il 2023.

L'inchiesta: "utilità" per 6,6 milioni di euro

Formigoni era stato rinviato a giudizio nel 2014 per reati commessi tra il 1997 e il 2011 in qualità di presidente della Lombardia. Le indagini hanno ricostruito come per anni abbia favorito la Fondazione Maugeri di Pavia e l'ospedale San Raffaele di Milano con delibere di giunta che hanno garantito alle strutture rimborsi non dovuti per circa 200 milioni di euro. Tutto questo in cambio di "utilità" (vacanze di lusso in yacht e ville, cene e regali)  per un valore calcolato in oltre 6,6 milioni di euro. I fondi per finanziare la corruzione sono poi transitati dai conti di alcune società di proprietà degli imprenditori Pierangelo Daccò e Antonio Simone, che hanno patteggiato in appello.

A giugno la lettera dal carcere

A giugno, dal carcere di Bollate, Formigoni ha inviato una lettera al mensile cattolico Tempi: "Hanno potuto condannarmi ma non hanno potuto decidere del mio modo di reagire e di vivere, non hanno potuto inquinare né il mio cuore né il mio cervello", ha scritto l'ex governatore, che ha poi ha raccontato la sua vita da detenuto: "Se fossi fuori utilizzerei il tempo per ‘fare', mentre qui dentro lo sto utilizzando per studiare, testi classici e contemporanei, politica, economia, teologia".

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