I morti ufficiali per Coronavirus in Lombardia sono arrivati a 12.740, secondo l'ultimo aggiornamento di ieri. Ormai da oltre due mesi, cioè da quando è scoppiata la pandemia di Covid-19 che ha travolto, in modo particolare, proprio la terra lombarda, alcune decisioni della giunta e alcune modalità di gestione dell'emergenza sono al centro di polemiche, sempre più accese, e di critiche piovute non solo dai politici dell'opposizione, ma anche da medici di base lasciati senza protezioni, cittadini lasciati a casa senza indicazioni chiare e senza tamponi, esperti, parenti delle vittime. In Lombardia si è consumata una strage di proporzioni enormi: le immagini delle bare accatastate nelle stanze delle case di riposo (come al Trivulzio), dei feretri trasportati dai camion dell'esercito da Bergamo verso altre città a causa dei forni crematori ormai saturi, dei medici e degli infermieri con i segni delle mascherine sul volto dopo turni massacranti negli ospedali segneranno il nostro Paese per il resto della sua storia.
In Lombardia la strage continua
In Lombardia la strage non è ancora finita: si parla, come ormai nel resto del Paese (che però non ha pagato lo stesso tributo in termini di morti), di Fase 2, ma centinaia di persone continuano a morire ogni giorno. Si sono aperte inchieste su quanto accaduto negli ospedali e nelle Rsa, le residenze assistenziali sanitarie per anziani, ma la gente continua a morire sia sui letti di terapia intensiva, che anche per questo si stanno progressivamente svuotando, sia nelle stanze delle case di riposo dove il virus non sarebbe dovuto entrare.
L'incertezza dovrebbe invitare alla prudenza: ma per Fontana e Gallera non è così
La Lombardia ha più della metà dei morti per Covid-19 di tutta Italia: ha un tasso di letalità del 18,4 per cento, un'anomalia mondiale. Probabilmente il dato è legato alla sottostima dei casi: non è chiaro, non lo sarà a breve. Così come sicuramente non potrà essere chiarito a breve cosa non abbia funzionato nella regione che si vantava di avere la migliore sanità d'Italia, un sistema che però è stato travolto ed è finito nel caos, trascinando nel caos anche i cittadini che avrebbe dovuto tutelare. In questo quadro di incertezza generale, in cui non è possibile dare colpe, ma neanche prendersi meriti, le cifre, le anomalie, le denunce, le inchieste, le drammatiche testimonianze dei cittadini fanno però ipotizzare che no, non sia andato tutto bene. I tanti aspetti da chiarire dovrebbero indurre chiunque alla prudenza, alla riflessione, all'autocritica preventiva, al dubbio. E invece da giorni i principali esponenti della giunta lombarda, ieri il presidente Attilio Fontana e oggi l'assessore al Welfare Giulio Gallera, ripetono con sicumera che rifarebbero tutto ciò che hanno fatto in questi due mesi. Con appena un'ombra di dubbio, nel caso di Fontana, ma comunque con una sfrontatezza disarmante, in un momento come questo. Un consiglio: si fermino un attimo a pensare agli oltre 12.700 morti, a quelli che ci saranno ancora, a coloro che hanno lottato su un letto della rianimazione, e facciano almeno un piccolo atto di umiltà.