Non c'è primavera, non c'è sole, non ci sono stanchezza e insofferenza che tengano. Arriva il weekend e i milanesi, come tutti gli italiani, dovranno dare prova di grande senso di responsabilità e comportarsi in modo ben diverso rispetto a quanto accadde una settimana fa, quando affollarono in massa le piste da sci, i parchi cittadini, i locali all'ora dell'aperitivo.
Sabato scorso gli inviti e le raccomandazioni di autorità e sanitari rimasero in gran parte inascoltate. Molti ancora sottovalutavano il coronavirus e il suo potenziale. Ma in sette giorni molto è cambiato. Tre decreti del presidente del Consiglio – l'8, il 9 e l'11 marzo – hanno messo prima la Lombardia e poi l'Italia intera in quarantena. Chiusi i locali, i bar, i ristoranti e tutti i negozi che non forniscono servizi essenziali. Bloccati i movimenti se non per motivi di lavoro, salute o necessità. È ragionevole attendersi una città molto diversa da quella fotografata una settimana fa, ancora "normale".
Eppure c'è ancora da essere preoccupati. La fatica di stare chiusi in casa si farà sentire ancora di più sabato e domenica. Ma è ancora troppo presto per abbassare la guardia: il picco del contagio non è ancora stato raggiunto ed è impensabile allentare le restrizioni ora, con gli ospedali al collasso e un bilancio di oltre 8700 positivi e più di 700 deceduti in Lombardia. Lo sa anche l'assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, che venerdì mattina è tornato a fare appello al buon senso. "Anche se c'è il sole e le temperature sono miti non usciamo sabato e domenica", ha detto.
Sabato scorso "la situazione era agghiacciante, con tutte le persone riversate nei pub e per strada", ha ricordato l'assessore chiedendo un nuovo sforzo a tutti i lombardi. Che tradotto significa resistere alla tentazione di riversarsi in massa a fare quel poco che ancora sarebbe concesso come lo sport all'aperto individuale, corsa, passeggiate. Esagerare e trasformare le uscite essenziali – la spesa, il cane da portare a passeggio, la farmacia – in gite di gruppo o con tutta la famiglia può essere molto pericoloso. E non solo perché si rischia una denuncia. "Se riusciamo a resistere 8 giorni arriviamo ad una svolta", ha ricordato Gallera. Resistere per fermare il virus, per vedere finalmente la curva del contagio iniziare a scendere, per aiutare i medici che da settimane non hanno respiro, per tenere al sicuro noi stessi e i nostri casi. Resistere, in questo weekend di primavera, sarà più importante che mai.