Contagi e decessi in ospedali e case di riposo, è il tempo delle inchieste: “Una nuova Tangentopoli”
L'emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus in Lombardia non è ancora finita. Ma i primi dati incoraggianti e ormai consolidati (legati alla riduzione dei ricoveri, delle persone in terapia intensiva e alla pressione su ospedali e pronto soccorso), stanno facendo spostare l'attenzione dall'aspetto sanitario a quello giudiziario. In Lombardia si preannuncia una lunga stagione di inchieste, veleni e polemiche politiche. Lo scopo, sacrosanto, sarà accertare se e cosa non abbia funzionato nella gestione di un'emergenza che a oggi ha fatto, ufficialmente, 11.377 morti: un dovere, nei confronti dei parenti di ciascuna delle vittime. Al momento, almeno sulla base delle notizie trapelate, sono in corso indagini a Milano, Bergamo, Cremona e Sondrio. Si indaga su cosa sia accaduto all'interno delle Rsa (residenze sanitarie assistenziali), le case di riposo dove, secondo un report dell'Istituto superiore di sanità, ci sono stati quasi mille morti nella sola Lombardia. Ma si indaga anche su eventuali responsabilità degli ospedali lombardi (come ad esempio ad Alzano Lombardo) nella diffusione del contagio.
"Sarà una nuova Tangentopoli", dice senza mezzi termini a Fanpage.it l'avvocato Mirko Mazzali, esperto penalista e figura storica della sinistra milanese, che mette in guardia anche sui rischi che si potranno correre nella stagione appena iniziata: "Credo come sempre che vadano tenuti separati l'aspetto giudiziario da quello politico. Chi cerca di utilizzare la situazione giudiziaria per fare lotta politica sbaglia, anche perché le responsabilità di natura politica possono essere diverse da quelle di natura giudiziaria. La magistratura farà il suo corso e io continuo a sostenere che occorra essere garantisti anche in questi casi, e che quindi non si possa applaudire alle manette, se ci saranno, e che occorra attendere che passi in giudicato una sentenza prima di dichiarare che uno è colpevole. Comunque non mi appassiona la questione giudiziaria, mi appassiona di più la questione politica, le responsabilità che mi sembrano evidenti della catena di comando.
Da quel punto di vista se ne occuperà la commissione d'inchiesta appena chiesta dalle opposizioni in Consiglio regionale.
La politica faccia la politica, i magistrati facciano i magistrati, gli avvocati facciano gli avvocati. Lo dico anche da esponente di sinistra: non rifacciamo l'errore di Tangentopoli. Allora abbiamo mitizzato la magistratura e poi ci siamo ritrovati con Berlusconi. Anche allora si era partiti dal Pio albergo Trivulzio (una delle Rsa milanesi su cui si è concentrata l'attenzione della magistratura, ndr) e anche questa volta qua si è partiti dal Pat. Chi ha un po' di memoria storica si ricordi di ciò che è successo.
Tangentopoli è stata anche suicidi, carcerazione preventiva…
Ma anche dal punto di vista politico abbiamo creato dei "mostri", a partire da Di Pietro. Facevamo delle manifestazioni e sembrava che Di Pietro potesse essere il salvatore della patria, poi si è visto quello che è. L'argomento giudiziario non è mai argomento da stadio, da tifosi. Anche da sinistra vedo che ci sono tifosi delle indagini: va bene, se ci sono dei reati le indagini vanno fatte, si faccia il processo. Non è il calcio, non c'è pubblico: più teniamo lontano dal clamore e dalla politica le indagini e meglio è.
In queste inchieste c'è anche da tenere a mente un aspetto delicato: il desiderio di giustizia da parte dei famigliari delle vittime di Coronavirus. Alcuni hanno anche creato dei gruppi sui social per chiedere giustizia.
I famigliari delle vittime vogliono verità, e questo lo vorrei anch'io se fossi stato colpito dalla sciagura. Questo è però un aspetto della dinamica processuale. I famigliari delle vittime fanno bene a fare i gruppi, ma sono un'altra cosa rispetto alla politica e all'opinione pubblica. Le vittime fanno parte del processo, si potranno costituire parte civile e faranno valere le loro ragioni all'interno del processo per avere risarcimento penale ed eventuale condanna dei colpevoli. Anche in questo campo: più separiamo gli ambiti della politica e dell'opinione pubblica da quello giudiziario, più anche i processi funzioneranno meglio, con serenità, col giusto approfondimento. Questo ce lo hanno insegnato Tangentopoli e la storia di quel periodo.
La mancanza di tamponi effettuati su alcune vittime e anche il blocco delle autopsie potranno rendere più difficili le indagini?
È difficile prevedere cosa sarà, però io credo che le questioni dei tamponi e dell'autopsia potrebbero essere marginali in questa indagine, nel senso che qui si tratta di valutare delle condotte amministrative. Cioè se fosse vero ad esempio che delle persone presenti nel Pat sono morte per Covid perché c'è stato un contagio derivante da persone che entravano da fuori senza protezione, questo non necessita di particolari indagini autoptiche. Necessita di valutare se quella scelta amministrativa fatta sia stata corretta e se sia stata in qualche misura eventuale causa di queste morti. Non mi sembra particolarmente complicato. Nella prima Tangentopoli era naturalmente diverso, si trattava di corruzione, avevano bisogno di interrogatori e di tempi lunghi. Qui se vengo a scoprire che un infermiere o un medico sono morti perché non avevano le protezioni, chi non gli ha dato le protezioni è responsabile. Sto banalizzando, ma non vado molto lontano dal ragionamento di buon senso.
Sui tempi delle indagini e degli eventuali processi: saranno lunghi?
Io credo che i tempi saranno più veloci, al netto del fatto che adesso la giustizia è paralizzata. E poi i magistrati che stanno indagando sanno essere molto veloci: credo che su questa indagine per i prossimi mesi ci spenderanno molte energie.