Bimbo morto dopo un parto in casa nel Bergamasco: l’ostetrica poteva salvarlo

L'intervento di un'ostetrica avrebbe potuto salvare il neonato morto durante un parto in casa avvenuto ai primi di febbraio nel Bergamasco. È quanto ha stabilito il medico legale che ha effettuato l'autopsia sul corpo del piccolo, deceduto nella notte tra il 6 e il 7 febbraio scorsi nell'abitazione dei genitori a Spirano. Il neonato è morto per un'asfissia che lo ha colpito a causa della posizione podalica durante il parto. Un caso che si verifica raramente (alcune statistiche parlano del 3-4 per cento dei casi) e che fa sì che il bimbo non si disponga con la testa verso il canale vaginale, ma al contrario, cioè con i piedi verso il basso. Ecco perché, secondo il parere del medico legale, la presenza di un'ostetrica qualificata avrebbe potuto impedire la morte del piccolo.
I genitori del neonato sono indagati per infanticidio
I genitori del bambino restano indagati per infanticidio, anche se per il loro legale non avrebbero alcuna responsabilità, neppure colposa, nella morte del loro figlio. La coppia di genitori è una fervente sostenitrice del parto in casa: alla stessa maniera, difatti, erano venuti alla luce anche i loro altri due figli, di 3 e 4 anni. In entrambe le circostanze, però, ad assistere la madre, una donna di 36 anni c'era un'ostetrica. Resta da capire se davvero la presenza dell'infermiera specializzata avrebbe potuto scongiurare la tragedia: secondo le linee guida del ministero della Salute, infatti, in caso di parto podalico è consigliabile procedere con un taglio cesareo. Sarà comunque l'indagine della magistratura a chiarire eventuali responsabilità da parte dei genitori.