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Bimba disabile picchiata a Milano, i vicini: “I genitori la segregavano, non l’abbiamo mai vista”

I vicini di casa della bambina disabile picchiata dai genitori a Milano non l’avevano mai vista in faccia: “Non è mai venuta fuori: la tenevano ancora segregata, la chiamavano scimmia”. La bimba si è salvata perché lo scorso 15 maggio è stata portata al pronto soccorso per una frattura e i medici hanno scoperto che aveva segni di lesioni pregresse, avvertendo la polizia locale. I genitori, due 29enni, sono stati arrestati.
A cura di Francesco Loiacono
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Continuano ad emergere nuovi particolari sulla vicenda della bimba disabile di tre anni e mezzo picchiata dai genitori a Milano. Padre e madre della piccola, entrambi 29enni egiziani con regolare permesso di soggiorno e altri quattro figli, sono stati arrestati lo scorso venerdì (anche se la notizia è stata comunicata solo martedì) dalla polizia locale di Milano con le accuse di maltrattamenti in famiglia e lesioni: erano su un autobus per l'aeroporto di Malpensa e volevano fuggire in Egitto. La bimba picchiata, invece, dallo scorso 15 maggio era ricoverata al pronto soccorso dell'ospedale Fatebenefratelli: a portarla era stato il padre, dicendo che la piccola era caduta dal divano e si era rotta un braccio. Ma gli esami dei medici avevano rivelato, oltre alla frattura più recente, anche segni pregressi di altre 15 fratture. Per questo dall'ospedale avevano deciso di allertare l'Unità tutela donne e minori della polizia locale, trattenendo la bambina.

Le intercettazioni choc: Odio mia figlia, ucciderò quella scimmia

Da allora sono partite le indagini della polizia municipale che hanno rivelato, anche grazie a intercettazioni, le violenze alle quali la bimba era sottoposta da parte dei genitori. I due la chiamavano "scimmia" per via di un lieve ritardo cognitivo: nelle loro conversazioni, intercettate, rivelavano di aver fatto del male alla figlia e di volerla uccidere. Ai parenti in Egitto, dai quali contavano di andare una volta capito che la polizia aveva scoperto i maltrattamenti, avevano addirittura già detto che la figlia si era ammalata ed era morta, in maniera da giustificarne l'assenza. Dalle intercettazioni dei genitori sono emerse frasi che hanno scosso gli animi, pur abituati al peggio, degli investigatori: "Odio mia figlia e ho un rifiuto per lei – diceva la madre al marito – Ho fatto cose bruttissime che non poi immaginare alla scimmia. Le ho pure rotto il braccio (…). L’ho picchiata a morte. Lei capisce, lei sa tutto, ma è furba e viziata. Metto il veleno dentro il suo mangiare".

I vicini: "I genitori la tenevano segregata in casa e la chiamavano scimmia"

Eppure, come spesso accade in questi casi, forse si poteva intervenire prima che la situazione degenerasse. La trasmissione tv "Mattino cinque" ha infatti intervistato alcune vicine di casa della coppia che abitava in un alloggio popolare occupato abusivamente in zona San Siro, a Milano: "È stato segnalato mesi fa che la bambina veniva lasciata sola in casa – ha detto una vicina di casa – Infatti ci sono stati i vigili e l'hanno trovata in casa (la bimba, ndr). Praticamente lei (la madre, ndr) è uscita alle 8 ed è tornata alle 13.30 – 14, e la bambina era rimasta da sola in casa. Io – ha aggiunto la donna – la bambina sinceramente non l'ho mai vista, non so che faccia possa avere. Gli altri figli sì, le bambine più grandi erano sempre fuori a giocare". Lo stesso racconto lo ha ripetuto un'altra vicina di casa: "Siamo andati quattro cinque mesi fa dalla polizia di zona e abbiamo detto che c'era una famiglia i cui bambini piangevano: ‘Hanno cinque bambini ma ne vediamo sempre quattro, uno non lo vediamo mai'". Dopo la segnalazione però la situazione non è cambiata: "Questa bambina io non so neanche che faccia abbia – ha detto anche l'altra vicina di casa – Non è mai venuta fuori: la tenevano ancora segregata, la chiamavano scimmia". Nessuno però è intervenuto, fino a quando la sensibilità di qualche medico non ha permesso di mettere fine alla tremenda storia di maltrattamenti in famiglia.

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