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Abusa di due bambine a Milano: condannato a nove anni il violentatore seriale

Sergio Marziano, il violentatore seriale che era stato fermato a Monza il 4 ottobre scorso con l’accusa di aver molestato, alcune settimane prima, una bimba di appena sei anni in via Bramante, nella Chinatown di Milano, è stato condannato a nove anni con rito abbreviato. L’uomo è stato riconosciuto colpevole anche di un’altra violenza sessuale, compiuta nel marzo del 2016 su una bambina affetta da sindrome di Down.
A cura di Francesco Loiacono
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Nove anni di carcere. Questa la pena decisa per Sergio Marziano, il violentatore seriale che era stato fermato a Monza il 4 ottobre scorso con l'accusa di aver molestato, alcune settimane prima, una bimba di appena sei anni in via Bramante, nella Chinatown di Milano. Le indagini della squadra mobile avevano permesso di accertare che nel marzo del 2016 Marziano aveva abusato di un'altra bambina, affetta dalla sindrome di Down, dopo averla seguita. La violenza sessuale, la prima in ordine cronologica rispetto all'episodio di via Bramante, era avvenuta due mesi dopo la scarcerazione dell'uomo, che nel 2013 era stato condannato per tentata prostituzione minorile, atti osceni e corruzione di minorenni: adescava le ragazzine vicino alle scuole tenendo nella sua auto peluche da utilizzare come "esca".

Nessuno sconto di pena per l'imputato

Il profilo dell'uomo sarebbe dunque quello di un pedofilo seriale, tanto che Marziano era stato in cura con un'équipe medica specializzata. Cure che evidentemente non sono servite: la sera dell'11 settembre l'uomo aveva puntato una bimba di sei anni, di origine cinese, e l'aveva spinta con forza nell'androne di un palazzo in via Bramante, vicino alla casa della bimba, portandola in un luogo appartato per abusare di lei. Fortunatamente la reazione della piccola, che si era messa a urlare, aveva messo in fuga il pedofilo. Marziano ha scelto di essere processato con rito abbreviato. Il giudice per l'udienza preliminare Elisabetta Meyer ha deciso di non applicare la continuazione tra le due violenze di cui era accusato, non concedendo dunque all'imputato alcuno sconto di pena e accogliendo in toto la richiesta dei pubblici ministeri Luca Gaglio e Gianluca Prisco, che avevano chiesto per l'imputato una condanna a nove anni.

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