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Vaprio d’Adda, ladro ucciso: il proiettile sarebbe partito dall’alto

Il ladro ucciso lunedì notte da un pensionato a Vaprio D’Adda (Milano), mentre cercava di introdursi in una villetta per rubare, era un albanese di 22 anni che già nel 2013 era stato espulso dall’Italia. Il cadavere del 22enne sarebbe stato trovato sulle scale. Il pensionato ha detto di avergli sparato mentre si trovava in casa, ma le indagini dei carabinieri lo smentirebbero: non sono state trovate tracce di sangue in casa.
A cura di Francesco Loiacono
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Una traiettoria dall'alto verso il basso, questo dicono i primi esami balistici sul proiettile che ha ucciso il giovane ladro. "Scusi, ma lei è salito su una sedia per sparare?", avrebbe chiesto il pm al pensionato nel corso degli interrogatori. E Sicignano avrebbe risposto di aver sparato in casa sua, in cucina, da circa due metri di distanza. Il cadavere del giovane albanese però è stato trovato sulla scala esterna, fatto che avvalora l'ipotesi che il pensionato abbia sparato al ladro mentre stava scendendo le scale. Dall'alto verso il basso. Secondo Sicignano, invece, il ragazzo sarebbe riuscito a trascinarsi, pur ferito, fino alle scale esterne. Ipotesi che sembrerebbe andare contro i risultati delle prime ricostruzioni balistiche e che non convince gli inquirenti anche per un altro motivo: il ladro avrebbe dovuto uscire dalla finestra, salire su una grondaia, poi su un terrazzo e infine sulle scale. Cosa complicata per una persona appena colpita da un proiettile diretto al cuore.

Il ladro era un 22enne albanese

Ventidue anni, di nazionalità albanese e con a suo carico un'espulsione dall'Italia nel 2013, un anno dopo essere arrivato nel nostro Paese. Questi alcuni dettagli sul ragazzo ucciso a Vaprio D'Adda, in provincia di Milano, dal proprietario della villetta che il giovane si apprestava a derubare. Il delitto, avvenuto nella notte tra lunedì e martedì, è costato al padrone di casa, il 65enne I. S., l'iscrizione nel registro degli indagati per omicidio volontario. Ma a pagare il prezzo più alto, senza dubbio, è stato il giovane ladro: freddato da un colpo di pistola al petto.

Inevitabile che i dettagli riguardanti il passato della vittima, che aveva alle spalle numerosi precedenti penali specifici per reati contro il patrimonio, finiranno con l'esasperare il dibattito che si è scatenato subito dopo la vicenda. Che vede contrapposti i due schieramenti della "difesa sempre legittima", come recitava uno degli striscioni del corteo di martedì sera in difesa del proprietario di casa, e chi ricorda che in Italia non esiste la "giustizia fai-da-te", e la punizione dei colpevoli di un reato spetta sempre e comunque alla legge, fermo restando il diritto alla legittima difesa.

Il cadavere dell'uomo era sulle scale

A parte il dibattito pubblico – subito strumentalizzato dalla politica -, sul piano penale la vicenda ruota intorno a un elemento chiave: dove si trovava il ladro quando il 65enne gli ha esploso contro il colpo di pistola? L'uomo e i suoi famigliari, che erano con lui lunedì notte nella villetta di via Cagnola, sostengono che si trovasse in casa. Il cadavere del ladro è stato però trovato all'esterno dell'edificio, su una scala posteriore. Secondo i familiari i suoi due complici avrebbero provato a trascinarlo, prima di abbandonarlo. Più difficile invece che l'uomo, colpito al cuore, abbia avuto la forza da solo di fare qualche passo prima di accasciarsi.

Nessuna traccia di sangue in casa

Resta sullo sfondo un'altra ipotesi: che il ladro non fosse ancora entrato in casa quando il 65enne gli ha sparato. A suffragarla sarebbero le indagini dei carabinieri coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili e dal pubblico ministero Antonio Pastore, che non avrebbero rinvenuto tracce di sangue all'interno dell'abitazione. Secondo le prime ricostruzioni il pensionato avrebbe sparato al ladro frontalmente da distanza ravvicinata, intorno all'una e 30 di notte.

Il pensionato: "Gli ho sparato in casa"

Al pm, il pensionato avrebbe però ribadito di aver sparato mentre il ladro si trovava in casa. Poi il ladro, colpito al petto lì dove il 65enne aveva mirato, si è trascinato fino alle scalette esterne. Il pensionato avrebbe sparato perché si sentiva minacciato dal giovane ladro e dai suoi due complici, ancora da identificare. Secondo il legale del pensionato, Antonella Pirro, il 65enne ha visto l’ombra di un uomo nella cucina della sua casa e dopo avergli chiesto cosa stesse facendo se lo è visto arrivare incontro minaccioso – l'uomo non era armato, ma aveva con sé una torcia trovata in casa – : a quel punto ha sparato.

L'indagine in corso servirà proprio per fare luce su questo e altri dettagli, come il fatto che il 65enne avesse una pistola, regolarmente detenuta, nonostante un precedente per un reato grave, anche se lontano nel tempo. L'arma era arrivata in casa l'estate scorsa dopo altri due furti, di cui solo uno denunciato. Intanto, restano le dichiarazioni dell'uomo ai carabinieri: "Non volevo che morisse", le sue parole.

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