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Vandali al Giardino dei giusti, Nissim: “È un simbolo etico di Milano, la città se ne prenda cura”

“Contro il disprezzo e i vandalismi ci vuole l’educazione”. Gabriele Nissim, presidente di Gariwo – la foresta dei giusti, parla a Fanpage.it dei recenti atti vandalici che si sono verificati al Giardino dei Giusti di Milano, dove sono onorati tutti i “giusti” delle nazioni che hanno aiutato le vittime delle persecuzioni e difeso i diritti umani. “I vandalismi li ho sempre visti, ma oggi c’è un’accelerazione: frutto dei linguaggi violenti che si trovano sulla rete e della politica del disprezzo”.
A cura di Francesco Loiacono
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A sinistra l'anfiteatro del Giardino dei giusti vandalizzato. A destra Gabriele Nissim, presidente di Gariwo (Foto LaPresse)
A sinistra l'anfiteatro del Giardino dei giusti vandalizzato. A destra Gabriele Nissim, presidente di Gariwo (Foto LaPresse)

"Qualche tempo fa dissi: spero che i turisti che vengono a Milano possano visitare la Scala, il Duomo e il Giardino dei giusti: perché è un simbolo etico di Milano, ed è giusto che la città tutta se ne prenda cura". Gabriele Nissim, presidente di Gariwo – la foresta dei giusti, onlus che attraverso l'Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano gestisce il luogo dedicato ai Giusti delle Nazioni sul Monte Stella, intervistato da Fanpage.it è tornato sui recenti atti vandalici che si sono verificati al giardino che onora tutti coloro che hanno aiutato le vittime delle persecuzioni e difeso i diritti umani in tutto il mondo.

Presidente Nissim, crede che il Giardino dei giusti sia sotto attacco?

"Sotto attacco" no, perché non mi piace l'allarmismo. Però il fatto che appena un mese dopo l'inaugurazione (alla quale partecipò anche la senatrice Liliana Segre, ndr) ci siano stati questi vandalismi non è una cosa buona. Purtroppo oggi sembra esserci un certo clima, per cui passa il messaggio che si possa fare un po' di tutto.

Cosa intendete fare per difendere il Giardino da altri attacchi?

Stiamo accelerando per avere delle telecamere, come in altri luoghi sensibili della città. Ci vuole una cura maggiore da parte delle istituzioni, e in tal senso presto mi incontrerò con l'ufficio del sindaco per capire come poter fare. Ma serve anche altro…

E cioè?

In una città come Milano, se vuole essere europea e all'avanguardia, bisogna che la società sia sensibile a preservare ciò che ha. Noi chiediamo in primis alla gente del quartiere e di Milano di reagire se vedono qualche atto vandalico. Chiediamo a tutti i milanesi di prendersene cura: noi non facciamo pesare nulla a livello economico alla città, pensiamo noi a pulire il giardino, alla manutenzione. Il Giardino è un dono, è un luogo internazionale di Milano: la città lo deve curare. Però è altrettanto importante che il Giardino non venga percepito come un deserto in cui ciascuno può fare ciò che vuole: per questo è importante la sorveglianza, perché temo che questi piccoli danneggiamenti che abbiamo avuto possano continuare.

Il Giardino è stato fondato nel 2003. Da allora il clima che percepisce in città è cambiato? In meglio o in peggio?

I vandalismi li ho sempre visti, ma oggi certo c'è un po' di accelerazione di questo fenomeno. Credo sia il frutto dei linguaggi violenti che si trovano sulla rete, ma anche di una certa politica del disprezzo. Dagli odiatori di professione, dagli hater, e da una certa cultura politica fatta di attacchi personali, credo sia più facile passare a chi dice "allora anch'io manifesto il mio dissenso con vandalismi".

Cosa si può fare per contrastare questo clima, a parte la sorveglianza?

Contro il disprezzo e i vandalismi ci vuole l'educazione. Questo è l'aspetto principale: d'altronde i Giardini (il Giardino dei giusti di Milano fa parte di una rete di luoghi analoghi sparsi in tutto il mondo, sull’esempio dello Yad Vashem di Gerusalemme) non sono solo luoghi di commemorazione e di memoria, ma educativi, sono un luogo di incontro per le scolaresche.

C'è qualche progetto particolare che state portando avanti?

Il prossimo 27 novembre si terrà il grande convegno internazionale di GariwoNetwork, con delegazioni provenienti da 11 Paesi. E inoltre intendiamo lanciare a breve una Carta delle responsabilità contro l'odio sui social e nello sport. Una sorta di nuovo galateo per l'utilizzo dei social network, e anche per contrastare gli episodi di razzismo nel mondo dello sport. Per far capire che non ci si può sempre comportare come si crede.

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