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“Una donna straordinaria”: Milano piange Shirley Calangi, morta nell’incidente tra filobus e camion

La vittima dell’incidente di sabato mattina tra un filobus e un camion dell’Amsa a Milano si chiamava Shirley Ortega Calangi, aveva 49 anni e lavorava come tata. Il sindaco Beppe Sala ha espresso il cordoglio di tutta la città ai famigliari della vittima e a tutta la comunità filippina: “Shirley mi è stata dipinta da quanti a lei vicini come una donna straordinaria, grande lavoratrice e estremamente affidabile”.
A cura di Francesco Loiacono
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Si chiamava Shirley Ortega Calangi e aveva 49 anni la vittima dell'incidente avvenuto sabato mattina tra un filobus e un camion dell'Amsa a Milano. Shirley, una cittadina filippina che lavorava come baby sitter presso una famiglia milanese, a differenza di quanto emerso in un primo momento non era sul marciapiede ad attendere il bus ma si trovava sul mezzo pubblico: per la violenza dell'impatto, documentato anche dal video di una telecamera di sicurezza della zona, è stata sbalzata fuori dal mezzo. A causa dei traumi riportati è stata dapprima ricoverata in coma al Policlinico: poi le sue condizioni, definite irreversibili dei medici, hanno portato al decesso, avvenuto domenica.

Sala: Shirley era una donna straordinaria, grande lavoratrice

L'incidente di Sant'Ambrogio si è verificato all'incrocio tra viale Bezzi (un tratto della circonvallazione) e via Marostica: le telecamere hanno permesso di ricostruire come l'autista del filobus (rimasto a sua volta ferito, come i due dipendenti dell'azienda di rifiuti che si trovavano sul camion Amsa) sia passato col rosso. Atm, l'azienda di trasporti milanesi, ha subito avviato un'indagine interna, che si somma a quella portata avanti dalla polizia locale milanese. Il sindaco di Milano Beppe Sala in un messaggio su Facebook ha voluto esprimere, a nome di tutta la città, il proprio cordoglio ai famigliari della vittima e a tutta la comunità filippina: "Shirley mi è stata dipinta da quanti a lei vicini come una donna straordinaria, grande lavoratrice e estremamente affidabile. Mi ha colpito in particolare il racconto della famiglia italiana presso la quale lavorava e dell’affetto che tale racconto esprimeva. Una storia come tante, una donna immigrata che svolgeva con dedizione uno di quei lavori che sembrano ormai destinati solo a queste persone che vengono da lontano. Sono profondamente addolorato e sono conscio di dover fare sempre tutto il possibile per garantire ai miei concittadini quelle condizioni di vita dignitosa e sicura che meritano. E di sentirmi pienamente responsabile quando ciò non avviene".

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