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Tassista abusivo stupra due ragazze a Milano: condannato a 8 anni per violenza sessuale

Besnik Hoxha, il finto tassista a processo a Milano con l’accusa di aver stuprato due ragazze che aveva adescato fuori da una nota discoteca milanese, è stato condannato a otto anni di reclusione per entrambi gli episodi. Le violenze erano avvenute a luglio 2016 e a novembre 2017: il tassista abusivo era stato arrestato grazie a un cuore rosso appeso allo specchietto della sua auto, ripreso inavvertitamente da una delle sue vittime in un video.
A cura di Francesco Loiacono
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Il particolare del cuore che portò all'arresto del tassista abusivo
Il particolare del cuore che portò all'arresto del tassista abusivo

Otto anni di condanna: questa la sentenza per Besnik Hoxha, il finto tassista che era a processo a Milano con l'accusa di aver stuprato due ragazze che aveva adescato fuori da una nota discoteca milanese. Il processo, celebrato con rito abbreviato, è terminato con la sentenza pronunciata dal giudice per l'udienza preliminare Natalia Imarisio. Alla lettura del verdetto era presente anche una delle due vittime di stupro, ma entrambe hanno partecipato alle precedenti fasi del processo. I fatti risalgono al 24 luglio del 2016 e all'11 novembre del 2017: in entrambe le circostanze il finto tassista, un 30enne, aveva fatto salire le due ragazze, di 20 e 25 anni, sulla sua auto all'esterno della discoteca Old Fashion di Milano, dicendo che le avrebbe accompagnate a casa. Poi però le aveva stuprate nella vettura, approfittando anche dello stato di ubriachezza delle due giovani. Per il tassista abusivo, che oltre alla professione esercitata abusivamente lavorava anche nella pizzeria di famiglia, la procura aveva chiesto 14 anni e mezzo di condanna: il giudice ha però fatto cadere un'aggravante, abbassando la pena.

L'arresto grazie a un cuore rosso

Besnik Hoxha era stato arrestato a gennaio di quest'anno grazie a un video girato da una delle vittime. La ragazza lo aveva filmato mentre in auto c'erano anche due suoi amici, poi scesi, riprendendo un dettaglio della vettura del trentenne che si è rivelato poi determinante: un cuore rosso di stoffa appeso allo specchietto retrovisore. Dopo l'arresto era stato riaperto anche il caso di stupro avvenuto a luglio del 2016, attribuito sempre al trentenne. Nel corso del processo c'è stato anche un confronto su alcune tracce di Dna relative a uno dei due episodi, su cui i diversi consulenti non si erano trovati d'accordo per quanto riguardava l'attendibilità della prova scientifica. Alla fine però l'imputato, che ha scelto il processo abbreviato che lo ha "premiato" con lo sconto di un terzo della pena, è stato condannato per entrambe le violenze.

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